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Scarsa sicurezza, detriti cadono dal cestello: sospeso cantiere edile a Napoli

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Le gravi carenze in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro accertate dalla Polizia locale hanno portato alla sospensione delle attività edili in corso in un appartamento di uno stabile in Corso Amedeo di Savoia.
Il personale dell’unità operativa Stella è intervenuto in seguito alla segnalazione della caduta di materiale edile da un balcone fatta da un cittadino. All’arrivo degli agenti, I detriti erano stati già rimossi dall’area condominiale in cui erano caduti, ma erano ben visibili tracce di quanto accaduto.  La Polizia locale ha appurato che il materiale era caduto da un cestello metallico su cui era stato collocato per essere trasportato al piano in cui si trova l’appartamento oggetto dei lavori edili e che il cestello stesso si era ribaltato.
Nell’abitazione, gli agenti hanno identificato il capocantiere e gli operai presenti che hanno  esibito una Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (CILA), correttamente registrata, e la visura dell’impresa esecutrice. Tuttavia, a seguito della segnalazione inoltrata all’Ispettorato Nazionale del Lavoro – Ufficio per la Sicurezza dell’Area Metropolitana di Napoli – il personale ispettivo intervenuto ha rilevato gravi carenze in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. in particolare, è emerso che il datore di lavoro non aveva predisposto il Piano Operativo di Sicurezza del cantiere. È stato inoltre accertato l’utilizzo improprio delle attrezzature di sollevamento e l’assenza di adeguata manutenzione dei cavi elettrici presenti sul posto.
Per tali violazioni sono state irrogate sanzioni amministrative. Il materiale documentale acquisito, compresi i verbali redatti dal personale dell’Ispettorato del Lavoro, è stato trasmesso agli enti competenti per le ulteriori verifiche.
LE PAROLE DEL VESCOVO DI NAPOLI

“Basta alle parole che coprono! Basta agli appalti senza scrupoli! Basta alla piaga devastante del lavoro nero!”.Lo dice il cardinale di Napoli, Domenico Battaglia, in un messaggio in occasione dei funerali dei tre operai di Napoli, per il crollo del montacarichi mentre stavano effettuando la manutenzione di un palazzo.
    “Non possiamo accettare che la morte sul lavoro diventi notizia da dimenticare. Non è stato il destino. È stata l’assenza delle regole. È stata la mancanza di sicurezza e di controllo, la superficialità di chi doveva proteggere. È stato il silenzio di chi sa e non interviene, è stata la fretta che mette il profitto sopra la vita, è stato un sistema che ancora oggi, nel 2025, espone al morire chi lavora per vivere”.

Tra ieri e oggi i funerali delle tre vittime del crollo di Napoli. Ieri mattina a Calvizzano, nella chiesa di San Giacomo, la cerimonia funebre di Ciro Pierro, di 62 anni. A Secondigliano, invece, l’ultimo saluto a Luigi Romano, 67 anni, di Arzano, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Per Vincenzo Del Grosso, 54 anni, esequie a Forcella nella giornata di oggi. “Oggi – sottolinea il cardinale Battaglia – il nostro cuore, il cuore della nostra Chiesa napoletana è attraversato da un dolore profondo per la morte di Vincenzo, Ciro, e Luigi. Tre uomini, tre lavoratori, tre storie spezzate mentre con dignità guadagnavano il pane per vivere. Erano in un cantiere, su un mezzo di sollevamento ma in un attimo è crollato tutto: il cestello, il giorno, i sogni, le promesse. È crollato, ancora una volta, quel patto sacro che dovrebbe tenere insieme lavoro e sicurezza, fatica e dignità. Per questo non possiamo tacere. Non possiamo far finta che si tratti solo di una tragica fatalità”.
Secondo il cardinale “questi nostri fratelli non sono morti per un caso. Sono stati uccisi da un’ingiustizia che ha nomi e responsabilità. E la Chiesa di Napoli, che prega per le vittime ed esprime alle famiglie e agli amici di Vincenzo, Ciro e Luigi tutta la sua vicinanza, sente anche il dovere di gridarlo. Il lavoro deve possibilità di vita e non rischio di morte. Deve promuovere la dignità, non mettere in pericolo. Chi lavora ha diritto a tornare. A tornare la sera, a tavola, con le mani sporche ma il cuore salvo. A tornare a stringere i figli, a salutare gli amici, a dire “ci vediamo domani”. Ecco perché oggi il nostro lutto non può essere solo commozione. Deve diventare impegno. Deve diventare voce. Deve farsi lotta per una giustizia sociale che non sia parola astratta, ma carne viva di regole rispettate, controlli veri, dignità tutelata”.

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