Rischiano una vera e propria stangata. Sono i ras di Contini capeggiati da Nicola Rullo, protagonisti di un sequestro di persona e di una violenza da macelleria messicana nei confronti di un imprenditore e suo figlio per il ‘recupero’ di un debito. Chi rischia di più è proprio ‘o nfamon: questa mattina il pubblico ministero della Dda ha invocato per lui 20 anni di carcere.
Tra le altre richieste 14 anni per la sorella Maria, 15 anni Ciro Carrino, 20 anni Carlo Di Maio, 20 anni Gabriele Esposito, 4 anni e sei mesi Assunta Giuliani, 15 anni Giovanni Giuliani, 20 anni Giuseppe Moffa, 20 anni Salvatore Pisco e 15 anni Armando Reginella. L’unico che verrà processato con il rito ordinario è Marcello Madonna. Sono accusati a vario titolo di sequestro di persona, estorsione, minacce e violenza.
Una violenza da macelleria messicana
La brutalità che entra in scena in un anonimo appartamento della Doganella. Li è stato condotto il figlio di un imprenditore. Attimi drammatici, scene da film, litri e litri di sangue ad inondare il pavimento subito pulito dagli uomini del clan. Al centro dell’inchiesta culminata per il nuovo rinvio a giudizio per ‘o nfamone il sequestro del figlio di un armatore di Posillipo che sarebbe stato condotto in un appartamento in zona Doganella e li sequestrato e picchiato per spingere il padre a versare al clan Contini una quota pari ad un debito di circa 365mila euro.
Le indagini della DDA
Le indagini, dirette dalla squadra mobile e dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno condotto lo scorso ottobre all’emissione di un decreto di fermo a carico di sette persone. Gli inquirenti sostengono che Rullo fosse il mandante del sequestro, il quale è stato orchestrato con la modalità tipica dei gruppi camorristici. Spetterà adesso al collegio difensivo (composto dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Leopoldo Perone, Andrea Imparato, Roberto Saccomanno, Antonio Delvecchio e Vincenzo Strazzullo) provare a ridimensionare le pene per i loro assistiti.
La denuncia del padre della vittima
Anche il padre del rapito fu ‘trattenuto’ dagli uomini del clan per un’ora e, una volta giunto al cospetto di Rullo, sarebbe stato colpito da quest’ultimo con una martellata in petto e minacciato: ”Se non mi porti i miei soldi io vi uccido”. Peggio è andato al figlio letteralmente massacrato per ore, colpito con una mazza da baseball e addirittura con un sanpietrino alla testa mentre i complici di Rullo pulivano le tracce di sangue. Solo in serata il malcapitato è stato dapprima portato a Castel Volturno poi medicato alla buona e scaricato all’esterno dell’ospedale Fatebenefratelli.
Il padre della vittima in sede di denuncia ha spiegato che mentre Rullo picchiava il figlio gli ha sferrato una martellata al petto minacciandolo di morte e obbligandolo a registrare un messaggio vocale in cui l’imprenditore chiariva che aveva effettivamente contratto un debito e che gli uomini del clan non gli dovevano niente. Una volta uscito dall’abitazione l’uomo però non ha ceduto ed è andato dritto in Questura a denunciare gli aguzzini.

