“Corpi ammassati in celle chiuse, spazi inadeguati, tensione alle stelle, sofferenza generalizzata, condizioni igieniche e sanitarie inaccettabili, educatori stanchi, poliziotti in difficoltà, direttori provati, medici preoccupati, volontari a mala pena tollerati“. Ecco il tragico elenco stilato dall’associazione Antigone nell’ambito del report Senza Respiro. Del resto, è davvero “senza respiro” la situazione che si registra all’interno degli istituti di detenzione italiani. La denuncia – sollevata dalla presidente dell’associazione Patrizia Gonnella – non tiene conto infatti soltanto del sovraffollamento e della carenza di strutture adeguate, ma anche e soprattutto delle tragiche condizioni in cui versano i detenuti. A tutto ciò, si aggiunge anche la mancanza di un adeguato supporto psicologico e dell’effettivo reinserimento nel mondo del lavoro dei reclusi al di fuori delle carceri.
I dati, infatti, parlano chiaro: se la capienza regolamentare delle carceri può infatti contare su circa 51.280 posti, ad aprile 2025 si è stimata la presenza di ben 62.445 detenuti in tutta Italia – rispetto ai 61.049 durante l’aprile 2024. I numeri, dunque, suggeriscono un tasso medio effettivo di affollamento che si aggira intorno al 133%. Quel che si può notare inoltre, è che in due anni si è assistito ad una diminuzione della capienza effettiva è – ridotta a circa 900 posti – e contemporaneamente ad un aumento di 5mila unità del numero di detenuti. In un simile quadro, soltanto 36 carceri su 189 non risultano sovraffollate, a fronte di circa 58 carceri che invece presentano un tasso superiore al 150%.
La maglia nera va al carcere di San Vittore
Su scala nazionale, è il carcere di San Vittore ad indossare la maglia nera, seguito immediatamente dopo dagli istituti di Foggia e di Lucca. Ma non è tutto: “c’erano celle in cui non erano garantiti tre metri quadri calpestabili per ogni persona, in 12 c’erano celle senza riscaldamento e in 43 carceri celle senza acqua calda“, stando a quanto descritto dai rappresentanti di Antigone, a proposito di ben trenta istituti tra quelli visitati dall’associazione. Inoltre – mette in guardia Antigone – non c’è da aspettarsi di meglio dai nuovi padiglioni prefabbricati in arrivo: “Sono sovraffollati già da progetto, ossia poco più di 5 metri quadri a persona“.
I dati nel 2024: 1.500 episodi di protesta collettiva non violenta
Inoltre il report sposta l’attenzione sulla situazione registrata nel 2024, anno durante il quale si sarebbero verificati nelle carceri circa 1.500 episodi di protesta collettiva non violenta. Invece, da quando è stato pubblicato il decreto sicurezza – lo scorso 12 aprile – fino alla fine dello stesso mese di aprile sono stati rilevati ben cinque episodi di proteste collettive, nell’ambito dei quali sono stati coinvolti circa 80 detenuti. Inoltre – prosegue il report – il numero dei reati per ogni detenuto è pari a 2,4%, tra i quali i più commessi sono quelli contro il patrimonio.
I numeri dei detenuti in custodia cautelare
Per quanto riguarda i detenuti in custodia cautelare, i dati sembrano molto più rassicuranti: quelli con sentenza passata in giudicato – che erano il 71,7% alla fine del 2023 – sono saliti al 73,5% alla fine del 2024. In totale le persone in attesa di giudizio e presunte innocenti sono infatti il 26,5%. Ancora, sono 9.475 quelli in attesa del primo giudizio, con la custodia cautelare che pesa maggiormente sugli stranieri. Tra le misure cautelari più usate, il carcere si conferma in testa a tutte – 28,9% – e nel 12% dei casi il soggetto non viene condannato. Negli istituti gli infra venticinquenni alla fine del 2024 rappresentavano il 6,4% delle presenze.
Sul sistema minorile si evidenziano “rischi di implosione tra sovraffollamento e tensioni“
Per quanto riguarda i dati raccolti sul sistema minorile, si evidenziano “rischi di implosione tra sovraffollamento e tensioni“. Accanto a ciò, si registra anche un record negativo: sono 611 in totale, di cui 27 ragazze i giovani detenuti in questi istituti – fino al 30 aprile scorso – con una crescita del 54% in due anni (metà sono minori stranieri non accompagnati) mentre 189 ultra-diciottenni sono stati trasferiti nei penitenziari per gli adulti. Inoltre 9 Istitui Penali per Minorenni su 17 versano in condizioni di sovraffollamento: al Beccaria di Milano e a Cagliari il tasso è del 150%.
Il quadro degli stranieri detenuti
Infine Senza Respiro concentra la propria attenzione sugli stranieri detenuti: lo 0,4% di questi in Italia si trova in carcere, e rappresentano il 31,6% della popolazione detenuta. Si tratta di una percentuale distribuita in maniera piuttosto disomogenea all’interno delle due regioni maggiormente interessate: in Lombardia si registra la presenza di circa il 20,8% di detenuti stranieri, mentre in Lazio il 9,8%. È minimo il numero dei mediatori culturali, che sono circa 1,7 ogni cento detenuti stranieri. 963 sono invece gli educatori, in media meno di uno ogni 64 detenuti, mentre mancano 96 direttori di carceri. Tra questi, risulta impiegato in un lavoro meno di un detenuto su tre, quasi tutti per il Dap – il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – e solo lo 0,4% (249) è impiegato per aziende private.
Altri dati drammatici riguardano la salute mentale in carcere: nel 2024 l’autolesionismo è aumentato del 4,1% rispetto al 2023. Il 2024, con 91 suicidi, è l’anno con più morti in carcere di sempre.