«Ho sentito il rumore e mi sono alzata di colpo. Ho visto mia marito con la pistola in
mano, Ivan pieno di sangue che non si muoveva nel letto, Francesco che gridava per il dolore e ho cercato di aiutarlo. “Peppino”, ma che hai fatto?, ho urlato. La pistola dove l’ha presa? Lui non mi ha risposto e continuava a ripetere: “non ce la facevo più, Dio
mi perdoni. Piangeva, poi ha smesso e si è ammutolito». Prima di accusare anch’ella un
leggero malore per il quale è stata sottoposta ad accertamenti medici al Cardarelli, la signora Germana ha raccontato ai poliziotti del commissariato San Paolo. Il suo racconto ha permesso agli agenti di ricostruire quanto avvenuto la scorsa notte nell’abitazione di Gennaro Pecora in via Niccolò Garzilli, quartiere Soccavo. Un padre di 88 anni che spara ai due figli disabili.
L’inquietudine dei giorni scorsi e gli spari ai figli disabili
Come riportato da Il Roma si è trattato di una tragedia della disperazione che ha scosso un intero quartiere dove la famiglia era conosciuta e stimata anche per la dedizione che da mezzo secolo assorbiva la vita dei due genitori nelle cure dei figli. Il più grande è affetto da problemi non gravi, che non gli impedivano di svolgere lavoretti come le consegne per bar
e fiorai, ma gli creavano comunque difficoltà nella vita di tutti giorni. Il fratello minore necessitava invece di assistenza continua. Il lockdown aveva accresciuto le difficoltà della famiglia e l’inquietudine di Giuseppe sempre più preoccupato delle sorti dei due figli alla sua morte. Fino alla scorsa notte quando ha sparato a entrambi credendo di averli uccisi poi la tragica chiamata alla polizia:«Venite ho sparato ai miei figli».
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