Tra le accuse mosse al ras del clan Licciardi Luigi Carella c’è quella dell’introduzione nel carcere di Secondigliano di telefonini. Nello specifico nel penitenziario era detenuto il figlio Luigi, condannato ad una pena di 10 anni. Dagli accertamenti è emerso che Vincenzo disponeva di apparecchi telefonici con i quali comunicava con il padre Luigi, infatti sono state intercettate diverse conversazioni tra i due.
Vincenzo, utilizzando un linguaggio criptico, riportava al padre la richiesta di “una carezza in più” che era stata formulata da un altro detenuto. Carella Luigi comprendendo a cosa si riferisse il figlio, replicava che a quella persona già faceva “tre carezze”.
In data 22 marzo 2021 sono stati registrati altri contatti da cui si evince che
nell’occasione tutta la famiglia Carella nell’occasione si è attivata affinché
venissero introdotti nel carcere di Secondigliano dei dispositivi telefonici: ciò allo
scopo di consentire a CARELLA Vincenzo di continuare a comunicare con l’esterno.