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giovedì, Aprile 25, 2024
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Istat, produzione ferma: è stagnazione

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L’indice del Pil italiano cala dello 0,1% nel secondo trimestre
Giugno segna il secondo calo consecutivo. La crescita, rispetto al 2002, è dello 0,3%. Gli analisti: si può parlare di recessione

ROMA – Secondo trimestre consecutivo di calo per il Pil italiano, come nel 1992: ha segnato -0,1% (come nel primo trimestre), con una crescita dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2002. Tecnicamente dunque, secondo le regole degli analisti, si può parlare di recessione, ma per i tecnici Istat si tratta più che altro di una stagnazione. Il dato sarà infatti rivisto dal 10 settembre in poi perchè quello di oggi è un indicatore preliminare. «Che siamo in una situazione difficile lo sapevamo, c’è da pensare a come costruire una strategia di rilancio dello sviluppo». A dirlo è Mario Baldassarri, vice ministro dell’Economia, commentando a caldo il calo del Pil dello 0,1% nel secondo trimestre dopo una analoga contrazione nei primi tre mesi dell’anno. «I dati sono del secondo trimestre ed erano già stati anticipati dall’indice della produzione di energia elettrica e dalla produzione industriale», ha aggiunto Baldassarri.

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TECNICI – Secondo i tecnici dell’Istituto di statistica è preferibile parlare di stagnazione piuttosto che di recessione anche perché, oltre ai successivi aggiustamenti del dato, si tratta di un’oscillazione minima, di un decimo di punto, e va quindi interpretata con una certa cautela. Non si tratterebbe dunque di una situazione recessiva in senso proprio, anche se, secondo le regole degli analisti, due trimestri di seguito in calo danno origine a una recessione. La cautela dell’Istat dipende anche dal fatto che il dato del secondo trimestre sconta una giornata lavorativa in meno per le ferie pasquali che hanno inciso sulla formazione del prodotto interno lordo. L’Istituto ricorda che ancora non sono disponibili i dati sul Pil tedesco e francese che arriveranno dopo Ferragosto, ma nel frattempo gli Usa nel primo trimestre hanno messo a segno un +0,6% e il Regno Unito un +0,3%. La diminuzione congiunturale del Pil – spiega infine – è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura e dell’industria e di un aumento del valore aggiunto dei servizi.

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