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giovedì, Marzo 28, 2024
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Servizi sociali e investimenti, risorse a rischio nei bilanci comunali

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GIUGLIANO. E’allarme rosso per i bilanci dei Comuni. La tenaglia sui conti si stringe ulteriormente. Grandi e medie città, soprattutto, le migliaia di piccoli Comuni si trovano ad affrontare molteplici e notevoli difficoltà per fare quadrare i bilanci. La Finanziaria 2004 ha dato un colpo secco al sistema degli Enti locali. Infatti, l’ulteriore falcidia delle risorse trasferite e disponibili colpisce tutte le istituzioni territoriali.
Le conseguenze sono disastrose. Ogni istituzione locale deve fare i conti con bilanci che non possono chiudersi senza decapitare le spese sociali e per investimenti. Ne deriva un quadro grave che, oltre a colpire i cittadini sul piano dei più diretti “diritti di cittadinanza”, dalla salute, alla scuola, ai trasporti, al welfare, va nella direzione opposta alla urgente necessità di rivitalizzare l’economia, anche a livello locale, sostenendo adeguate politiche di sviluppo e, quindi, di investimenti produttivi. Sono in particolare i Comuni i soggetti più colpiti e più a rischio di uscita dal “patto di stabilità”. Una denuncia forte è emersa dal convegno promosso dai sindaci di Marano, Giugliano, Villaricca , Calvizzano e Mugnano.


Come efficacemente sintetizza Antonio Scippa, “diminuiscono i trasferimenti dello Stato agli Enti locali: tali trasferimenti, pari nel 2003 a 12.272 miliardi di euro, si riducono nel 2004 a 11.890 miliardi con una contrazione di 382 milioni di Euro, con un taglio quindi del 3,2 per cento. Certo, è previsto un incremento di 180 milioni di euro, attribuibile per il 50 per cento ai Comuni con risorse assegnate al di sotto della media pro-capite della fascia demografica di appartenenza e per il restante 50 per cento in favore di tutti i Comuni. Altre risorse verranno, invece, attribuite per 20 milioni di euro quale contributo per le Unioni di Comuni che hanno effettivamente avviato nel 2004 l’esercizio associato di funzioni e servizi e per 50 milioni di euro ai Comuni con meno di tremila abitanti per le stesse finalità del fondo ordinario per gli investimenti. Si tratta per la stragrande maggioranza degli Enti di incrementi di risorse che non coprono l’aumento dei costi gestionali dovuto al tasso d’inflazione effettivo”.
Si consideri, inoltre, l’incremento di costi conseguenti ai rinnovi contrattuali per i dipendenti, rinnovi che per il biennio 2004-05 sono a carico dei bilanci degli Enti locali, nel mentre viene posto un ulteriore limite per gli aumenti connessi all’incremento della produttività, che non possono superare complessivamente lo 0,2 per cento. Sul versante delle entrate viene confermata per il 2004 nella misura del 6,5 per cento l’aliquota di compartecipazione dei Comuni al gettito dell’Irpef e nell’1 per cento la compartecipazione al gettito per le Province. Si sospendono fino al 31 dicembre 2004 gli effetti degli aumenti eventualmente deliberati dai Comuni e dalle Regioni delle aliquote addizionali all’Irpef e all’Irap. Restano, perciò, bloccate su questo versante le iniziative delle Autonomie locali per recuperare risorse con iniziative proprie dirette a fronteggiare l’incremento di costi e la riduzione dei trasferimenti erariali. Ciò significa, conclude Scippa, cristallizzare, anzi accentuare gli attuali squilibri. Restano per i Comuni come unica prospettiva, il recupero di fasce di evasione, in materia di Ici e di Tarsu. Di questo si tratta considerando che le aliquote dei tributi propri dei Comuni hanno già raggiunto i massimi livelli.


Il gettito Irpef comunale è aumentato del 46,7 per cento, le entrate della addizionale regionale sono cresciute del 20,6 per cento. Nei primi undici mesi del 2003 le entrate relative ai tre tributi “federalisti” sono aumentati di 2,3 miliardi di euro. Quasi come se il governo avesse varato una manovra aggiuntiva di 5.500 miliardi di lire. E’ del tutto evidente che l’impennata delle entrate locali scaturiscono dallo aumento delle aliquote del 2002.
Tuttavia, queste misure non bastano e non servono per consentire ai Comuni di governare adeguatamente le comunità locali. Non è possibile pensare ad ulteriori incrementi fiscali. Urge, dunque, una svolta diretta a realizzare un vero federalismo fiscale che affronti in positivo il nodo dei forti squilibri territoriali e strutturali tra Nord e Sud, soprattutto sul piano delle infrastrutture e dei livelli qualitativi e quantitativi dei servizi ai cittadini.
Dalla stessa relazione della Corte dei Conti emerge che risultano in disavanzo di competenza ben 1.057 enti su 1.551 analizzati. C’è da preoccuparsi seriamente se dallo screening viene fuori che quasi un terzo degli Enti monitorati presenta un risultato di segno negativo, pari al 9,37 per cento delle Province, al 33,9 per cento dei Comuni e nel circa 20 per cento delle Comunità montane. Urge riaprire il confronto con il governo per provvedimenti correttivi.
Da qui, l’appello di Anci e Legautonomie. I fondi che la Finanziaria 2004 trasferisce ai Comuni sono totalmente insufficienti e per questo è indispensabile che il Governo predisponga ogni intervento possibile per consentire la chiusura dei bilanci, come avverte Leonardo Domenici, presidente dell’Anci e sindaco di Firenze.
I Comuni sono alle prese con la chiusura dei bilanci di previsione. Le notizie che arrivano dall’Anci sono estremamente allarmanti, soprattutto per i Piccoli comuni, che rischiano il fallimento. “Tali difficoltà – sottolinea Oriano Giovanelli, presidente di Legautonomie – sono il risultato delle disposizioni della Finanziaria 2004. Taglio dei trasferimenti, blocco dell’autonomia impositiva, maggiori oneri del contratto del personale costituiscono una minaccia per la tenuta del sistema delle autonomie locali e per mantenere i livelli dei servizi per lo stato sociale e per il governo del territorio”.




Nando Morra – IL DENARO

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http://www.denaro.it/go/pub/articolo.qws?recID=157361

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