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giovedì, Aprile 18, 2024
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CAMORRA, “SANDOKAN”:”COMPLOTTO DI PENTITI CONTRO DI ME E BERLUSCONI”

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AVERSA. «I pentiti tramano fra di loro, hanno tramato contro Berlusconi così come hanno tramato contro di me». Questa, in sintesi, la dichiarazione resa ieri pomeriggio dal boss della camorra casertana Francesco Schiavone, detto «Sandokan», al processo riguardante l’omicidio di un allevatore che si sta celebrando davanti alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere nell’aula bunker del penitenziario sammaritano. Il boss è ritenuto il mandante del delitto di Saverio Ianniello, ucciso nelle campagne casertane nel 1983 e per il quale è già stato assolto un altro boss, Luigi Venosa, mentre è stato condannato il pentito Giuseppe Pagano. All’udienza di ieri, l’ex primula rossa dei “casalesi” ha chiesto di intervenire in videoconferenza per leggere un articolo apparso due settimane fa su un quotidiano locale (il Corriere di Caserta, N.d.R.) nel quale la collaboratrice di giustizia Adriana Rambone (moglie di un altro pentito ed alla quale pare sia stata anche revocata la protezione) riferiva di un piano per accusare falsamente il premier Silvio Berlusconi. Nel corso di una telefonata intercettata dagli investigatori fra due pentiti – stando a quanto dichiarato dalla Rambone ad una giornalista del quotidiano – uno dei collaboratori, Carmine Schiavone (peraltro cugino di “Sandokan”) avrebbe riferito all’altro pentito Giuseppe Pagano “che qualcuno gli voleva fare accusare un uomo politico importante” che la Rambone sapeva essere proprio Berlusconi. Non si esclude che sulla circostanza la Corte potrebbe chiedere, per la prossima udienza, la testimonianza della giornalista e della ex pentita. Per questo stesso processo, esattamente un anno fa, i giudici della II sezione della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere (presidente Alberto Pacelli) assolsero dall’accusa di omicidio Luigi Venosa, difeso dall’avvocato Paolo Caterino, irrogando 13 anni di pena al pentito Giuseppe Pagano. Il pm antimafia Raffaele Marino aveva chiesto la pena dell’ergastolo per Venosa e dodici anni per il pentito. L’indagine sul delitto fu riaperta dalla Dda dopo le dichiarazioni del collaboratore Peppinotto Pagano ma dell’omicidio parlò anche Carmine Schiavone e il primo pentito della Nco, Michelangelo D’Agostino. Poi, erano entrare nel processo anche le dichiarazioni di Augusto La Torre pure ritenute inattendibili. Dopo l’assassinio dell’allevatore Ianniello, avvenuto nel 1983, furono indagati e poi prosciolti anche due allevatori, Gorizio Turco e Giuseppe Varone, uccisi poi in un agguato rispettivamente da Dario De Simone e dal gruppo di Bidognetti. Accusati del delitto furono anche Francesco Verazzo e Vincenzo De Falco entrambi uccisi nell’ambito di faide camorristiche. Un processo a parte pende invece per Francesco Schiavone detto Sandokan, pure accusato dai pentiti che ieri ha confermato quanto sostiene la Rambone. Secondo l’accusa della Dda, l’agguato fu la risposta che i casalesi diedero agli uomini della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che tentavano di infiltrarsi negli affari casertani.



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