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giovedì, Aprile 25, 2024
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All’Università della Tuscia i confini biofisici del futuro

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Carlo Perone Pacifico, preside della facoltà: “Qui il tasso d’innovazione tecnologica è altissimo: è difficile trovare un’altra attività che sia al tempo stesso così antica e così nuova”


di ANTONIO CIANCIULLO

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VITERBO – Si esce dalle mura medioevali di Viterbo e s’imbocca un viottolo che sembra perdersi nel nulla. Qui, nell’anonimato di una terra che non è campagna e non è città, si nasconde la sorpresa di una rinascita inattesa. Tradita dagli sponsor politici, falcidiata dall’avvento dell’automazione, messa in mora dall’Europa che paga purché i campi vengano abbandonati, l’agricoltura sembrava condannata a un declino irreversibile. E invece la facoltà di Agraria della Tuscia è diventata uno dei punti d’eccellenza del sistema universitario italiano. Perché?

Girando tra i laboratori ben attrezzati, scoprendo che c’è un docente ogni dieci studenti, pensando all’ubicazione felice (una città tranquilla a un’ora da Roma) si colgono i primi indizi per scoprire il segreto di questo successo. Ma le facilities da sole non bastano a fare la fortuna di una facoltà.

Il fascino ha bisogno di una motivazione più profonda. “E’ che in fin dei conti si produce più o meno quello che si produceva diecimila anni fa, ma il tasso d’innovazione tecnologica è altissimo: è difficile trovare un’altra attività che sia al tempo stesso così antica e così nuova”, spiega il preside, Carlo Perone Pacifico. “Agricoltura oggi non significa solo produzione ma anche cura del territorio, impegno per frenare il progressivo decadimento delle risorse naturali. Negli ultimi 50 anni siamo stati troppo bravi: abbiamo imparato più cose di quelle che riusciamo a gestire. Adesso è arrivato il momento di correre ai ripari. E i ragazzi sentono l’importanza di questa sfida”.

Ideologicamente non schierata (investe equamente sul biologico e sull’ingegneria genetica), l’Università della Tuscia interpreta l’agraria come una ricerca sui confini biofisici del futuro. E uno dei problemi su cui sono concentrati gli studi è la possibilità che si vada incontro a un sensibile rialzo della temperatura indotto dal consumo di combustibili fossili e dalla deforestazione.

“Già oggi, per un mese e mezzo, in pianura padana si riesce a produrre solo creando condizioni climatiche artificiali”, spiega Nicola Lacetera, docente di zootecnia. “Per consentire una produzione di latte ragionevole sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo lo stress termico delle vacche deve essere ridotto. Nelle stalle si usano docce, spruzzi di acqua nebulizzata, ventilatori. Nei campi si adoperano teloni che ombreggiano i pascoli”. In futuro è probabile che queste tecniche si diffondano, così come potrebbero trovare un mercato le varianti di pioppi e di salici resistenti al caldo e alla salinità su cui si lavora alla cattedra di silvicoltura.

Ma agricoltura è anche riscoperta delle radici e la Tuscia, che già nel nome arcaico dichiara il suo programma, non si tira certo indietro. Dalle ciliegie di Celleno all’aleatico di Gradoli e alla cannaiola di Marta è tutto un recupero di vitigni abbandonati e specie che si vanno perdendo. E chi non lavora alla riabilitazione dei frutti studia come eliminare i cascami della lavorazione trasformando la biomassa scartata in un serbatoio energetico. O studia sistemi naturali per contenere le piante infestanti riducendo l’uso degli erbicidi.

A questo pacchetto di ricerche corrisponde un pacchetto di prospettive lavorative di tutto rispetto. Anche grazie ai rapporti di collaborazione con atenei del Portogallo, della Spagna, dell’Arizona, gli studenti che escono dalla Tuscia non hanno difficoltà a passare dalla teoria alla pratica. Le possibilità vanno dalla gestione diretta delle imprese agricole alla consulenza, dalla ricerca ai progetti nei Paesi in via di sviluppo, dall’industria alimentare alla gestione delle procedure per ottenere i fondi europei (che rappresentano un quarto del reddito globale degli agricoltori).


Facoltà di Agraria
via San Camillo De Lellis 01100 Viterbo
tel: 0761-357820 fax: 0761-357242
email: [email protected]
Sito Internet: www.unitus.it


da La Repubblica

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