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martedì, Aprile 23, 2024
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Dalle notti magiche a quelle da incubo: il fallimento dell’Italia è un disastro annunciato

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E’ accaduto quello che gli “addetti ai lavori” hanno definito apocalisse, catastrofe e aggettivi vari. La mancata qualificazione della Nazionale Italiana ai Mondiali non è altro che la storia di un disastro annunciato, di un movimento in crisi da almeno dieci anni e che non è mai stato realmente rivoluzionato perché, come spesso capita in Italia, si vuole cambiare senza cambiare. Il movimento calcistico italiano, dopo la vittoria del 2006, che ha temporaneamente mascherato i gravi problemi che affliggono il nostro calcio, ha dato via ad un lento declino che ha raggiunto il suo culmine, negativo, con la mancata qualificazione al prossimo mondiale in Russia.

Il nostro è un calcio agonizzante, senza più veri obiettivi sportivi ma solo economici, un calcio in cui non si punta più sui settori giovanili, imbottiti di stranieri, rose formate da 2/3 se non più calciatori stranieri, squadre primavera che fanno una immane fatica a riuscire a portare anche un solo calciatore in prima squadra e soprattutto la differenza creatasi nell’ultimo decennio tra serie A e B. Il divario che si è venuto a creare con il campionato cadetto ha fatto si che i tantissimi talenti che giocano in B in A non riescono più a fare la differenza come vent’anni fa o ancora peggio nemmeno riescono ad arrivarci in serie A.
La disfatta di questa nazionale arriva da lontano, nasce nell’estate 2016 quando al termine di un buon campionato europeo disputato, in sostituzione di Antonio Conte è stato chiamato Giampero Ventura. Il curriculum dell’ex allenatore di Toro e Bari

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parlava chiaro, senza alcuna esperienza internazionale risultati più importanti raggiunti, un sesto posto con i granata ed un decimo con il Bari. La sua inadeguatezza al ruolo è venuta fuori quasi subito dimostrando totale confusione nel cambiare continuamente moduli ed uomini senza mai riuscire a dare una vera identità ad una nazionale che certamente non era, nel materiale umano, come quelle avute in passato ma il potenziale c’era ed è stato sfruttato male, a differenza degli uomini a disposizione di Conte durante la sua gestione.

La scelta di Ventura, a dirla tutta, era piaciuta solo a Tavecchio. Il movimento calcistico italiano da questa disfatta potrà soltanto risalire, anche perché fare peggio sia effettivamente impossibile, e per farlo ci vorranno gli uomini giusti che riformino, realmente, il modello calcistico italiano come accaduto in Germania. I tedeschi dopo i disastri della seconda metà degli anni ’90 e gli anni ’00, hanno ripreso a fare calcio dalle fondamenta ripartendo dai pulcini fino ad arrivare alla nazionale e i risultati hanno dato ragione ai teutonici che ora si ritrovano con un campionato decisamente più competitivo rispetto al passato ed una nazionale decisamente tra le più forti del pianeta che punta a bissare il successo ottenuto in Brasile quattro anni fa.
L’ultima volta che la nazionale ha preso una batosta del genere (Inghilterra ’66) l’arrivo di Artemio Franchi ai vertici del nostro calcio rifondò il movimento dando vita ad un luminoso ciclo tra il 1970 ed il 1982 culminato con la vittoria di uno storico mondiale. Erano sicuramente altri tempi ma l’Italia non deve cadere nell’errore di ripartire perché farlo significherebbe continuare nel solco già tracciato della precarietà che ci ha accompagnati nell’ultimo decennio. L’Italia deve rinascere e per farlo bisogna rifondare il nostro calcio dalle fondamenta, azzerare tutto e creare un movimento che funzioni ad ogni livello non solo economicamente con i ricchi che diventano sempre più ricchi ed il calcio che di sport mantiene solo il nome.

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