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giovedì, Aprile 18, 2024
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Accusato di far parte del clan Genidoni-Esposito, la sentenza salva Walter Mallo

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Walter Mallo non è un camorrista”. Questa la sentenza, un po’ a sorpresa, emessa poco fa dal gip Comella, XIV Sez. del tribunale di Napoli, a carico del giovane ras dalla lacrima tatuata. Il Pm aveva chiesto 8 anni di reclusione per Mallo (difeso dall’avvocato Giovanni Lo Russo) nell’ambito del processo, con rito Abbreviato, che lo vedeva imputato per partecipazione ad associazione camorristica poichè accusato di far parte del clan Genidoni-Esposito, cosca che ha fatto la guerra con i Lo Russo di Miano. Secondo l’accusa Mallo si alleò con l’organizzazione della Sanità per far fuori i Capitoni attraverso stese e raid. Il gip, accogliendo la tesi dell’avvocato Lo Russo, ha assolto Mallo perché il fatto non sussiste.

Si tratta, dunque, di un’altra vittoria per l’avvocato Lo Russo che già nel settembre del 2017 fece annullare l’ordinanza a carico di Mallo, il quale da una parte era considerato il capo e promotore di una nuova cosca, dall’altra era ritenuto partecipe al clan Esposito-Genidoni della Sanità. Una contraddizione fu fatta emergere dal difensore e che portò all’annullamento dell’ordinanzanonostante le gravissime accuse a suo carico come 416 bis, omicidio e tentato omicidio.

Mallo veniva definito un “uomo della Sanità che dopo l’uccisione del ras Pierino Esposito prende atto della crisi del gruppo Genidoni e si posta nel Don Guanella nel tentativo di conquistare le piazze di spaccio prima controllate dai Capitoni”. Dunque il giovane ras veniva considerato come “uomo al servizio del clan della Sanità”, anche sulla base delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Carlo Lo Russo e Rosario De Stefano e da quanto emerge dalle intercettazioni ambientali.

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Accuse che, visto l’esito del processo, non hanno retto in sede dibattimentale portando alla sua assoluzione.

 

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