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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Beni confiscati ai clan di Torre Annunziata, c’è la svolta per la consegna

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Agrorinasce arriva anche a Torre Annunziata, comune commissariato per infiltrazioni camorristiche, la cui commissione è presieduta dal Prefetto Enrico Caterino e dai due commissari dott. Fernando Mone e dott. Marco Serra.

Il 29 dicembre è giunto il parere positivo della Corte dei Conti per l’ingresso del Comune di Torre Annunziata, primo Comune della Provincia di Napoli tra i soci, nella società pubblica di Agrorinasce – Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza del territorio.

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La Commissione Straordinaria del Comune di Torre Annunziata aveva già manifestato lo scorso mese di luglio la volontà di aderire alla Società Agrorinasce, inviando la delibera alla Corte dei Conti per il parere di competenza ai sensi del Testo Unico delle società partecipate.

LA CORTE DEI CONTI

La deliberazione della Corte dei Conti è giunta dopo un’analisi attenta della documentazione trasmessa dal Comune di Torre Annunziata e dopo l’audizione pubblica del 20 dicembre 2023, durante la quale sono stati ascoltati il Commissario Straordinario, Prefetto Enrico Caterino, l’Ing. Valentino Ferrara, Resp. Uff. Tecnico di Torre Annunziata, e il dott. Giovanni Allucci Amministratore Delegato Agrorinasce.

Il collegio della sezione di controllo della Corte dei Conti della Regione Campania che ha deciso in merito è stato presieduto dal Presidente dott. Massimo Gagliardi e dai magistrati dott. Emanuele Scatola, nella qualità di primo referendario, e dott. Alessandro De Santis.

Il Comune di Torre Annunziata è un comune commissariato per infiltrazioni camorristiche e come illustrato dal Commissario dott. Enrico Caterino, nell’audizione pubblica, uno dei motivi del commissariamento è anche il mancato utilizzo dei numerosi beni confiscati, la maggior parte dei quali “versano in uno stato di degrado massimo”.

“SODDISFATTO DELLE DECISIONE DELLA CORTE DEI CONTI”

Per questa ragione esprime particolare soddisfazione il Prefetto dott. Enrico Caterino alla notizia dell’avvenuta deliberazione, il quale anche a nome dei due commissari dott. Fernando Mone e dott. Marco Serra dichiara: “Sono particolarmente soddisfatto della decisione della Corte dei Conti. Il collegio presieduto dal Presidente Massimo Gagliardi ha compreso le difficoltà del Comune di Torre Annunziata nell’amministrazione e gestione dei beni confiscati e l’esperienza di Agrorinasce può essere particolarmente utile anche in questo territorio. Intendiamo procedere ad un lavoro immediato di programmazione delle destinazioni da dare ai beni confiscati e l’avvio delle prime progettazioni. La commissione straordinaria intende lasciare un segno anche in questa direzione particolarmente delicato e che è stata oggetto di valutazione attenta da parte della commissione di accesso che ha condotto poi al commissariamento del Comune.”

Il Comune, infatti, ha presentato alla Corte dei Conti una relazione particolareggiata sullo stato dei beni confiscati: 18 beni confiscati alla camorra già assegnati al Comune di cui solo 4 destinati per finalità sociali, 23 beni confiscati in corso di assegnazione da parte dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e altri 9 in gestione all’Agenzia che potrebbero in tempi brevi essere assegnati al Comune.

In totale 50 beni confiscati per un Comune che presenta gravi criticità di carenza di personale, considerate peraltro le specifiche competenze necessarie per far fronte ad un recupero pieno dei beni immobili presenti sul territorio. Il Prefetto Caterino in audizione ha fortemente sottolineato il rischio continuo di occupazione dei beni immobili e le difficoltà di controllo della Polizia locale sia per carenza di personale, sia perché tutti gli immobili sono localizzati in ambienti e contesti sociali critici: “Sono situazioni che si possono gestire solo con competenze professionali, con persone che hanno esperienza nel campo della gestione dei beni confiscati, che sanno come acquisire finanziamenti e come portare avanti un progetto. Allo stato attuale il Comune non è in grado di far fronte a questo problema e si rischia di perdere importanti opportunità di finanziamento”.

Altre criticità derivano dal tasso di abusivismo, dalla presenza criminale ancora forte, circostanze che rendono difficoltoso il contesto operativo. L’esperienza ormai venticinquennale di Agrorinasce in un ambiente come quello dei Comuni di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna rappresenta una garanzia di operatività e di competenza. Lo ha spiegato l’Amministratore Delegato dott. Giovanni Allucci, anche nel corso dell’audizione alla Corte dei Conti: “Nel 1998 Agrorinasce nacque in un contesto particolarmente complesso, con la maggior parte dei comuni soci fondatori commissariati per infiltrazioni camorristiche – ha spiegato l’Amministratore Delegato Agrorinasce dott. Allucci – L’idea, da cui dipende la scelta della forma giuridica della società e l’oggetto sociale ampio, fu quella di operare alla valorizzazione dei beni confiscati a alla rigenerazione urbana del contesto, operando con il criterio della economicità, per far fronte alle debolezze anche economiche dei comuni. La forza di Agrorinasce è stata anche quella di operare in sinergia con le altre Istituzioni pubbliche, a cominciare con il Ministero dell’Interno. Con queste modalità non abbiamo perso un euro di fondi europei, abbiamo sempre rispettato tutte le condizioni del Ministero dell’Interno e questo ci ha reso partecipi di un costante dialogo istituzionale con altre realtà pubbliche. Tutti i beni confiscati che abbiamo gestito ci arrivavano abusivi, vandalizzati, bruciati, nonostante ciò oggi non c’è un bene confiscato abbandonato.

IL PATRIMONIO AMMINISTRATO DA AGRORINASCE

Il patrimonio amministrato da Agrorinasce è di circa 150 beni confiscati alla camorra, oltre 50 milioni di finanziamenti, altri beni comunali utilizzati per finalità sociali, il complesso agricolo ‘La Balzana’, bene confiscato alla camorra più grande d’Italia destinato a diventare Parco Agroalimentare dei Prodotti tipici della Regione Campania, o ancora il complesso edilizio confiscato alla famiglia di Michele Zagaria destinato a diventare un incubatore di imprese giovanili con un centro di formazione professionale. Beni che tornano all’uso sociale, pubblico e produttivo con un nuovo volto e nuove prospettive: da luoghi dell’illegalità a luoghi dello sviluppo socio-economico nel rispetto della legalità, con uno sguardo particolare alla tutela delle classi svantaggiate e alle esigenze locali. Il contesto socio-economico dei Comuni soci oggi è migliorato, ma le problematiche del Comune di Torre Annunziata le conosciamo bene perché le abbiamo vissute 25 anni fa. L’idea è quella di esportare il nostro modello in Comuni difficili, aprendo una nuova stagione, con nuove sfide nella rivalorizzazione dei beni confiscati, che hanno una rilevanza non solo economica ma anche sociale e simbolica”.

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