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Si erano presentati presso un noto negozio di Casavatore esigendo soldi per ‘lavorare in tranquillità’. Nonostante la contestazione dell’aggravante camorristica ed i precedenti penali, già in primo grado gli imputati Antonio Ferone, Elpidio Patricelli e Raffaele Caiazza avevano rimediato una condanna mite, ulteriormente ridimensionata dalla Settima Sezione della Corte di Appello di Napoli. Nello specifico Ferone e Patricielli incassavano una condanna a due anni di reclusione, mentre per Caiazza due anni e otto mesi.
I tre erano stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso a un negoziante.
Durante i servizi di controllo del territorio i militari notarono la presenza in un negozio dei tre soggetti, fatto che ha portato all’avvio di approfonditi accertamenti.
I militari così scoprirono che a più riprese, e nello stesso giorno, i tre si erano presentati dal commerciante intimandogli di consegnare subito, o al massimo entro la giornata, 3.000 euro, aggiungendo che solo il versamento dei soldi gli avrebbe consentito di continuare a lavorare “con tranquillità”.
Nella giornata di ieri il magistrato di Sorveglianza di Napoli ha concesso ad Antonio Ferone, su istanza dell’avvocati Dario Carmine Procentese i benefici penitenziari richiesti attraverso i quali il Ferone è stato anticipatamente rimesso in libertà nonostante il parere contrario della D.D.A Napoli la quale ritiene il Ferone, soggetto che non ha mai reciso i contatti ed i legami con il clan di appartenenza.
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