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sabato, Giugno 28, 2025
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Camorra. Climeni ammazzato per uno sgarro:«Esecuzione decisa dai nuovi signori di Secondigliano»

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Un’epurazione interna al clan Licciardi. Resta questa la pista maggiormente seguita dagli inquirenti per inquadrare il movente dell’omicidio di Francesco Climeni, il 55enne ritrovato senza vita all’interno di una Smart in viale Altair a Secondigliano circa un mese fa. Un’auto divenuta per Climeni (in passato vicinissimo al boss della Masseria Cardone Vincenzo Licciardi) una tomba con modalità che ricordano un altro delitto eccellente tra le fila della cosca, quello di Antonio Errichelli ‘o cines, trucidato nella sua automobile in via Giaime Pintor. Da tempo gli investigatori più esperti registrano frizioni nella cosca e “diversi modi di intendere la conduzione degli affari” come suggerisce un investigatore. Più debole la tesi che vuole i Licciardi sotto attacco da parte di altri gruppi. C’è però un nuovo retroscena: da poco è tornato libero un ex ras dei Licciardi che avrebbe siglato un accordo, un patto d’acciaio con la ‘Nuova Vanella Grassi’ ossia gli eredi di Carmine Grimaldi ‘Bombolone’ da tempo mente economica del gruppo diviso in tre rami ma di fatto subordinati a ciò che viene ormai da tempo deciso tra il Perrone e San Pietro a Patierno (di dove sono originari i tre nipoti di Grimaldi). Una vicinanza che, secondo le forze dell’ordine, risale a quando ‘Bombolone’ fu ucciso perché non era passato dalla parte dei Sacco-Bocchetti. «Lui era il referente a San Pietro a Paterno per i Licciardi nello spaccio di droga. Almeno, era questo che si diceva tra noi», questo quanto dichiarò qualche anno fa il collaboratore di giustizia Giovanni Piana. Non è ancora stato stabilito il legame tra questa scarcerazione e l’omicidio di viale Altair: tuttavia sono in corso indagini per stabilire cosa stia accadendo nel sottobosco criminale di Secondigliano. Il nuovo ras è dunque legato alla stagione della scissione interna alla Masseria Cardone come rivelato dallo stesso Piana.

«L’omicidio di Carmine Grimaldi per il collaboratore di giustizia sarebbe stato dunque provocato dalla decisione del ras della droga di restare fedele ai Licciardi nonostante la sua
‘piazza’ si trovasse in un territorio controllato dal gruppo scissosi dalla Masseria Cardone: i Sacco-Bocchetti appunto. «Confermo quanto da me dichiarato nel verbale di interrogatorio del… in merito ad una scissione interna al clan Licciardi compiuta dai Sacco/Bocchetti. Di ciò ne ho parlato sia con Vincenzo Sacco e con i suoi figli, sia all’interno del mio stesso clan perché commentavamo che saremmo rimasti a guardare, senza intervenire, così come i Licciardi avevano fatto durante la faida di Scampia. Sempre in questi commenti, sia tra noi, sia con i Sacco ho tratto l’informazione che tra gli scissionisti vi erano anche Cesarano Giovanni e i Feldi detti ‘Tufano’, che avevano fatto un solo gruppo con Sacco/Bocchetti».

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