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venerdì, Maggio 3, 2024
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Carabiniere ucciso a Roma, restano in carcere i due americani

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Restano in carcere Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjort, i due cittadini americani accusati  per l’uccisione del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega nella notte tra giovedì e venerdì. Il gip di Roma Chiara Gallo ha convalidato il fermo così come sollecitato dalla Procura. I due sono accusati di concorso in omicidio e tentata estorsione.

“Siamo scioccati. Esprimiamo le più profonde condoglianze alla famiglia del brigadiere Cerciello Rega”. Lo afferma la famiglia di Finnegan Lee Elder in un comunicato pubblicato da Abc. “Non abbiamo informazioni indipendenti sull’accaduto, non siamo stati in grado di avere comunicazioni con nostro figlio. Chiediamo il rispetto della nostra privacy durante questo momento difficile. I nostri pensieri vanno a coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.

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Una forte emorragia è stata la causa della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. È quanto emerge dai primi risultati della autopsia svolta sul suo corpo. L’emorragia è stata causata dalle 8 coltellate inferte da Elder Finnegan Lee, il 19enne americani che ha confessato di essere l’autore dell’aggressione con il coltello. Il giovane, fra l’altro, fa uso di psicofarmaci. Nella stanza di albergo dove alloggiava insieme all’altro fermato gli inquirenti hanno rinvenuto un flacone di Xanax, un potente ansiolitico.

Nella stanza dell’albergo dei due ragazzi sono stati ritrovati un coltello di notevoli dimensioni, sporco di sangue, nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l’aggressione. Uno dei due americani ha ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l’autore materiale dell’accoltellamento.

I due giovani erano in cerca di droga a Trastevere ma la sostanza acquistata era semplice aspirina: dopo essersi resi conto di essere stati ingannati hanno rubato la borsa del pusher che conteneva il suo cellulare. L’uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa. Il pusher avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all’orario stabilito, i due carabinieri in borghese si sono recati in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati, una zona centrale piena di studi di avvocati e famiglie borghesi. Lì hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con otto coltellate.

 

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