Sono dichiarazioni agghiaccianti quelle dell’ex capozona degli Schiavone a Trentola Ducenta, Salvatore Orabona, attualmente collaboratore di giustizia. Si tratta di terrorismo islamico, più precisamente di quando alcuni tunisini e algerini chiesero le armi ai casalesi.
La ricostruzione è contenuta nelle motivazioni che hanno condotto alla condanna a 8 anni per Mohamed Kamel Eddine Khemiri, uomo accusato di aver ‘impiantato’ una cellula di terrorismo islamico nell’Agro Aversano. Prima di finire in manette il medesimo Orabona era solito ad intraprendere rapporti con molti stranieri per questioni di affari legate, principalmente, al commercio di vetture.
Le dichiarazioni: «Mi hanno chiesto anche le armi»
Nelle dichiarazioni rilasciate ai magistrati della Dda, il collaboratore di giustizia ammette: «Mi sono incontrato con tunisini e algerini. Davo delle auto a Trentola ad un certo Massimo, che in realtà era algerino. Mi fece incontrare altri connazionali che, dopo le auto, mi hanno chiesto le armi». Solo a quel punto Orabona ritiene opportuno di far valere la sua prevalenza nel territorio per gli affari, e di conseguenza l’affare si è chiuso solo con la vendita di alcune auto e non dei kalashnikov: il rifiuto sarebbe nato dal fatto che Orabona avrebbe “compreso i gravi scopi illeciti per i quali potevano essere utilizzati i kalashnikov”.