Un bravo ragazzo, studiava e lavorava, giocavamo insieme a calcio». Le parole degli amici di Pasquale Nappo si mescolano al dolore e allo smarrimento, in una domenica che per Scafati e Boscoreale si è tinta di tragedia. Ma accanto ai ricordi affettuosi, c’è anche chi sussurra: «Un agguato così non può essere solo la conseguenza di una lite». Il volto di Pasquale, 18 anni appena, incensurato ma descritto come vicino ad ambienti difficili, resta ora al centro delle indagini. Il ragazzo, nato a Pompei e residente a Scafati, è stato ucciso nella notte del 2 novembre in piazza Pace, a Boscoreale, colpito da uno dei tre proiettili esplosi da un commando di due uomini armati arrivati in scooter.
Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata, Pasquale era in compagnia di alcuni amici, alcuni dei quali già noti alle forze dell’ordine per precedenti penali. Proprio questa rete di conoscenze potrebbe essere la chiave per capire il movente dell’agguato. Gli investigatori, infatti, non escludono che il vero bersaglio non fosse lui: Pasquale potrebbe essere una vittima accidentale, finita nel mirino di un regolamento di conti che non lo riguardava direttamente. Anche perché il 18enne viveva a Scafati nel quartiere Mariconda, una zona difficile, area di spaccio e controllo da parte delle gang della droga.


