Chiara Petrillo, 28 anni, ha scelto di morire per salvare il suo bambino, non ancora nato. La ragazza ha rifiutato le cure che le avrebbero salvato la vita, ma che avrebbero danneggiato il feto.
Per questi motivi la Chiesa ha avviato il processo per la causa di canonizzazione e beatificazione. Come si legge nel comunicato, “La sua oblazione rimane come faro di luce, della speranza, testimonianza della fede in Dio, autore della vita, esempio dell’amore più grande e della morte”. Chiara aveva conosciuto il marito a Medjugorje. La loro prima bimba, nata con una malformazione, è morta dopo mezz’ora dalla nascita. Anche il secondo figlio è nato con malformazioni gravi, troppo gravi per consentirgli di vivere. Ma il terzo Francesco, era ed è sano, totalmente in salute.
Chiara era affetta da un tumore, ma la notizia che avrebbe potuto partorire un bambino sano era troppo per ignorarla. Così ha rifiutato tutte le cure. Per mesi, ha permesso al suo tumore e al bambino di crescere. Entrambi si evolvevano nel corpo di lei, insieme, la vita e la morte. E vita e morte è stata. Francesco è nato in salute, perfetto. Ma il tumore si è portato via Chiara. Il percorso verso la beatificazione è stato avviato, e se davvero esiste un altro luogo, Chiara probabilmente guarda suo figlio crescere, e sorride.