Voleva scalare il clan di camorra usando la violenza e l’intimidazione, ma la sua corsa criminale è stata fermata dai killer lo scorso 24 ottobre a Volla. Questa è la storia dell’ascesa e della caduta Alessio Bossis, ricostruita nell’ultima ordinanza che colpito la camorra di Ponticelli.
Le difficoltà del clan De Luca Bossa-Minichini-Schisa-Aprea-Casella emersero dopo gli arresti eccellenti, ma l’organizzazione confederata riuscì a condurre i suoi affari grazie al contributo dei familiari-affiliati e delle nuove leve, tra le quali c’erano Bossis e i suoi compagni.
Il giovane ras era legato da un rapporto di parentela con i nemici così come veniva confermato dal collaboratore di giustizia Tommaso Schisa: “E’ stato la spalla destra di Alfredo Minichini fino a quando sono stati fuori. Devo precisare che Bossis era parente dei De Micco motivo per il quale io non ero favorevole alla sua affiliazione con noi dei Minichini ma, comunque è stato affiliato a noi per volere dei fratelli Minichini“.
I RAPPORTI CON I BOSS
Già nel dicembre 2018 emersero i rapporti strettissimi tra Alfredo Minichini e Bossis in occasione di un loro incontro e di un compito natalizio affidato dal capoclan al ras. Invece il legame tra Francesco Audino e il giovane si rafforzò dopo l’arresto del boss. Finì in manette nel marzo 2019 e proprio in quella circostanza il ras emergente e il boss riuscirono a conoscersi in carcere. Sin da subito Michele fu consapevole dell’apporto fornito da Bossis durante la sua detenzione e di quella del fratello Alfredo.
LE INTERCETTAZIONI E IL RUOLO DEL RAS EMERGENTE
Negli anni le intercettazioni hanno fatto comprendere agli inquirenti il ruolo avuto da Bossis all’interno della confederazione della camorra di Napoli. Tre anni prima di morire mostrò il suo potere durante una parata dimostrativa da lui inscenata a Ponticelli. Infatti nel febbraio 2019 attraversò il quartiere a bordo di un Transalp di Alfredo Minichini, in compagnia del suo braccio destro Ciro Postiglione, fino a casa di Audino, passando per il rione Collocai. Inoltre in una conversazione captata nel marzo del 2019, proprio il suo fedelissimo confermò il ruolo del ras all’interno del clan nel quale era stipendiato: “Alessio fa il sistema“.
L’ARRESTO DOPO LA SPARATORIA
Bossis nel 2020 venne arrestato per una sparatoria nel cuore di Napoli, in piazza Trieste e Trento. Dunque un grave assalto sotto le finestre della Prefettura culminò nel ferimento di due giovani dei Quartieri Spagnoli. Era l’uomo delle stese, un soggetto ritenuto a rischio, nella polveriera criminale di Napoli est. Per quei fatti Bossis venne condannato in primo e secondo grado ad otto anni ma recentemente la Cassazione ribaltò il quadro predisponendo un nuovo giudizio d’appello.
Lo scorso settembre il giovane si rese protagonista anche di un episodio di violazione della sorveglianza speciale. A entrare in azione furono gli agenti del commissariato di Ponticelli che, durante il servizio di controllo del territorio, nel percorrere via De Meis, nella zona del rione De Gasperi. Gli agenti notarono un giovane a bordo di uno scooter che, alla loro vista, tentò di eludere il controllo. I poliziotti, dopo un breve inseguimento, bloccarono e accertarono che Bossis, sottoposto dall’8 agosto scorso alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di Volla, si allontanò dal suo domicilio senza autorizzazione.
