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domenica, Aprile 28, 2024
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Dagli spari del ras del clan di Miano ai sequestri di droga e armi in carcere

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Stamattina un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è stata eseguita dal personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, delle Squadre Mobili di Frosinone e Napoli, nonché della S.I.S.C.O. di Napoli, nei confronti di 21 destinatari, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, traffico di droga, detenzione di armi comuni da sparo ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

L’attività è stata avviata ad aprile 2021 a seguito del rinvenimento di alcuni cellulari presso il carcere di Secondigliano, indagine per cui è stato delegato il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria.

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LA SPARATORIA A FROSINONE, LE ACCUSE AD ALESSIO PELUSO

L’attività investigativa è entrata poi in convergenza con un’indagine parallelamente svolta dalla Squadra Mobile di Frosinone, anch’essa poi delegata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, inizialmente originata da una sparatoria occorsa il 19 settembre 2021 all’interno del Carcere di Frosinone. Fu il detenuto napoletano Alessio Peluso l’uomo che esplose dei colpi di pistola all’interno del carcere ciociaro: il giovane è accusato di essere un ras del clan di Abbasc’ Miano.

Spari nel carcere, il detenuto napoletano è il ras di Miano Alessio Peluso

Da quell’episodio state avviate attività finalizzate all’identificazione del soggetto responsabile di aver introdotto all’interno del carcere un’arma da fuoco per mezzo di un drone. La prosecuzione delle indagini ha consentito di portare alla luce una struttura criminale in grado di garantire l’approvvigionamento di apparecchi telefonici, sia smartphone che piccoli cellulari, nonché di rilevanti quantità di stupefacente in molteplici strutture penitenziarie, anche ospitanti detenuti classificati di massima sicurezza, dislocate in tutta Italia.

Una organizzazione smantellata grazie a un blitz coordinato dalla Dda di Napoli, al termine del lavoro investigativo dei pm Graziella Arlomede, Maria Sepe e Simona Rossi, coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri. 

IL LEGAME CON IL CLAN DI CAMORRA

Le investigazioni effettuate hanno documentato come l’indagato Vincenzo Scognamiglio e suoi collaboratori venissero assoldati dai clan di camorra tra gli altri, soggetti legati agli Esposito – Nappi di Bagnoli. Il clan di Napoli est risulta la prima ad avere beneficiato di questo stratagemma, che garantivano ai loro detenuti il costante rifornimento di apparecchi di comunicazione e di droga. Inoltre l’organizzazione si sarebbe assicurata in il monopolio della distribuzione nelle strutture carcerarie di Frosinone, Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona.

Le investigazioni hanno poi permesso di identificare in A.C. classe 72 il soggetto in grado di apportare modifiche costruttive ai droni che permettessero di sorvolare anche aree militari sopportando un maggior peso in volo. Le analisi tecniche sui droni caduti in sequestro, delegate al Reparto Indagine Tecniche del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, hanno permesso di confermare tali manipolazioni realizzate sugli apparati a pilotaggio remoto.

Droga e telefonini portati con i droni nel carcere di Secondigliano, 21 arresti

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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