Sono ore concitate per una parte di Napoli. Precisamente, parliamo di Bagnoli. L’area più vasta e meno sfruttata – valorizzata – della città. Lo scheletro dell’ex ItalSider è ancora lì, fermo e scuro. Gli altiforni sono spenti da troppo tempo per poterne ricordare il rumore o gli olezzi. Una piccola fascia di territorio è stata riconquistata. Non dalla comunità bagnolese, però. Parliamo dei piccoli imprenditori che hanno generato la foresta di locali notturni. Locali che, un pezzetto alla volta, hanno conquistato la quasi totalità degli accessi al mare. Poco importa che anche quello sia stato pesantemente inquinato negli anni di lustro della fabbrica. Loro lo hanno preso, fine della storia. L’entroterra, però, è troppo prezioso per poterne approfittare. E pericoloso, anche. Lì nascerà, prima o poi, un pezzo consistente di città nuova: immaginate la mole dell’investimento e capirete il senso della parola “pericoloso”.
Troppo diversi i punti di vista su Bagnoli tra il Nastasi e il nuovo Governo
Tutti i governi – cittadini e nazionali – che si sono avvicendati, hanno puntato i fari su Bagnoli. I progetti hanno avuto nomi stravaganti e finalità fantasiose. Qualcuno ha teso la mano alla comunità che il quartiere lo vive, molti altri non ne hanno voluto sapere. Anche l’ultimo Governo, quello di Matteo Renzi, ha provato a fare qualcosa per l’arto morto di Napoli. In sostanza, Renzi volle fortemente un suo uomo di fiducia ai posti di comando per l’area di Bagnoli. Uno che sapesse cosa fare e come. Quell’uomo fu Savo Nastasi. Fu nominato Commissario straordinario per la bonifica di Bagnoli. Tutti i proclami e le proposte, però, sono rimaste tali, in attesa dei fondi, dei permessi, e da chissà cos’altro. Oggi, però, Nastasi si è dimesso. Troppo distanti i punti di vista con il Governo attuale, quello di matrice 5stelle e Lega. Come non detto, tutto da rifare. Poco male, dato che era stato fatto poco quando niente.
