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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Intervista a Mauro Bertini: “Non lasciamo Marano in mano a faccendieri e affaristi”

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«Dopo 13 anni di mia amministrazione c’è un certo consenso attorno a me. Sono tornato ad essere utile al progetto della sinistra. Non si può lasciare Marano in mano agli “spicciafaccende’’. La camorra ha cercato di farmi fuori per via elettorale e giudiziaria». Mauro Bertini, ex sindaco in carica dal 1993 al 2006, in quest’intervista concessa ad InterNapoli.it spiega perché tenterà di nuovo di conquistare la poltrona del Comune di corso Umberto I alle comunali del 21 ottobre.

Partiamo dalla coalizione: sarà composta da l’Altra Marano, Potere al Popolo e Casa dei Diritti? Pensa di allargare il fronte?

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«La prima cosa da dire è che la Casa dei Diritti non ci sarà, la mia compagine è formata solo da l’Altra Marano e Potere al Popolo. Siamo tanti a convergere su un progetto che in buona sostanza ci vede accomunati e qualcuno di Sinistra Italiana, mi riferisco a Stefania Fanelli, si candiderà nella lista de L’Altra Marano. La stessa Fanelli ha preferito questo tipo di coalizione più corta, snella e agile. Noi siamo pronti, abbiamo chiuso il programma e stiamo già raccogliendo le firme».

Lei è di nuovo in campo. Sembra che la sinistra a Marano non possa fare a meno di Bertini. È una questione di sSue capacità o di mancanza di alternative?

«C’è un momento particolare in cui il concorso di idee e capacità si fa più stringente. Il frangente elettorale comporta una valutazione di una quantità di opportunità. Che lo si voglia ammettere o no, dopo 13 anni di mia amministrazione c’è un certo consenso attorno a me e questo consenso lo si perderebbe se io non fossi in campo perché non è trasferibile. Ecco la ragione per la quale anche in questa circostanza sono tornato ad essere utile al progetto della sinistra al fine di consentire una ripresa della città».

Non si è mai pensato ad un nome che non fosse il suo?

«Ci sono stati momenti di confronto proprio perché non è vero che Mauro Bertini è la sinistra a Marano. Ad esempio c’è Potere al Popolo che è un’ottima sinistra piena di vigore, di grande valore, ma si presenta a queste elezioni per la prima volta e si tenga presente che Marano vive un momento drammatico anche rispetto alla platea dei candidati. Potere al Popolo non poteva limitarsi ad una mera candidatura di testimonianza. Comunisti loro, comunista io, possiamo mai lasciare Marano agli “spicciafaccende’’ o è il caso che questi comunisti si facciano carico della ripresa civile e democratica di questa città?»

Sono tanti, almeno al momento, i candidati o possibili candidati alle elezioni. Cosa pensa dei nomi circolati in queste settimane e di quelli sicuramente in campo?

«Al momento il parterre, in generale, presenta o soggetti completamente privi di qualunque esperienza di governo o affaristi che si presentano con tutte le credenziali per far fare a Marano un’esperienza Liccardo-bis, che va nel riproporre personaggi vicini alla camorra, funzionali alla camorra, per arrivare poi allo scioglimento. In queste condizioni, che non ci fosse a sinistra nessun argine alla frana non lo potevamo consentire».

Si arriva alle elezioni dopo uno scioglimento del consiglio comunale per camorra, con appalti apparsi poco trasparenti e voci su dipendenti del Comune che sarebbero imparentati con famiglie ritenute vicino a determinati ambienti: su che punterà nel programma la Sua coalizione?

«Non c’è una cosa specifica in un contesto così vasto, quanto piuttosto un approccio a tale contesto che parte da un’esperienza maturata molto importante per individuare i problemi nelle loro complessità sapendo anche quali sono le ricadute di eventuali scelte e le conseguenze di eventuali atteggiamenti. Non c’è un solo gesto significativo. La nostra amministrazione Marano la vuole come era, come è stata prima dell’arrivo della pletora di sindaci della “maranesità tribale’’».

Però inevitabilmente si scontrerebbe con una situazione economica proibitiva

«Cominciamo col dire che il dissesto finanziario è una realtà già esistente al Comune di Marano da almeno 4/5 anni. E le conseguenze non arrivano con la dichiarazione del dissesto ma sono già presenti nella vita dei maranesi. La gestione delle finanze col dissesto non peggiora ma migliora probabilmente la situazione perché dà una serie di salvaguardie che al momento non ci sono. Non sarà la città a pagare il risanamento delle casse cittadine, anche se la faccenda richiede tempo».

Qualche errore da parte Sua dal punto di vista economico fu commesso indebitando l’Ente. O no?

«Bisogna innanzitutto stabilire cosa si intende per debito. Se io mi sono dimenticato il portafogli a casa e ho fatto il pieno di benzina, il problema non è che ho contratto un debito ma che mi sono dimenticato il portafogli a casa. Io ho lasciato nella Tesoreria comunale e nella Tesoreria Generale, presso la Banca di Credito Popolare e presso la Banca d’Italia, 9 milioni liquidi ed ho lasciato 18 milioni di oneri del condono, affidati ad una ditta che aveva un impegno contrattuale di incassarli in due anni. Poi perchè nessuno insiste per esempio sul fatto che l’ex sindaco Perrotta (2006-2011ndr.) ha perso 18 milioni di euro su 36 milioni dei fondi Piu Europa o perché nessuno si domanda del perché a Marano non c’è più il progetto sul micrometrò che noi avevamo messo a gara?»

Il tema delle difficoltà sociali a Marano è pregnante

«Pur con difficoltà, torneremo a ri-socializzare i servizi sociali che sono stati privatizzati per fare business. Un Comune esiste per essere al fianco delle persone che soffrono. Abbiamo per l’esperienza di chi ha lasciato 22 addetti al servizio sociale ed ora ne ritrova soltanto 3».

E poi c’è discorso evasione e elusione dei tributi

«Su questo punto bisogna fare attenzione: c’è un’evasione molto alta soltanto nell’acquedotto, con 5000 utenti mai messi a ruolo nonostante noi in consiglio comunale, dall’opposizione di alcune amministrazioni, abbiamo ripetutamente inoltrato segnalazioni chiedendo un confronto fra la banca dati dell’Irpef, della Tari (tassa su spazzatura ndr.) e l’acquedotto. Se un contribuente paga la spazzatura, perché non paga l’acqua? Non si è mai intervenuti, mi chiedo, per non rischiare di perdere eventualmente consensi? Per 4 anni non è stato mai emesso il ruolo dell’acqua in Comune con il rosso in banca. Oggi l’utente di Marano paga per sé e per gli altri. Con noi al governo della città, si ridurrà del 50% la tariffa dell’acqua semplicemente individuando gli amici degli amici che mai hanno pagato».

Una domanda su una vicenda scottante, il Pip: tenendo presente l’indagine giudiziaria, cosa fare di quell’area?

«Bisogna sparigliare, prendere le carte e mandare tutto all’aria riprendendo quello che c’è di nuovo e buttare quanto c’è di malvagio. È un’operazione difficilissima. Sul Pip i problemi sono sorti non nella formazione del progetto ma nell’esecuzione del progetto, all’epoca io non ero più sindaco ma c’era un’altra amministrazione comunale. Lì si è fatta carne da macello di qualunque principio di moralità, di etica, di giustizia, di trasparenza. Si è fatto strage anche del capitolato e del regolamento. È difficile dire cosa si farà lì al Pip, ma quello rappresenta il sogno maranese infanto, con la manodopera presa all’esterno e non dal territorio; la città non ci ha guadagnato nulla mentre ai contadini hanno sottratto il lavoro espropriando loro la terra».

E sul mercato ortofrutticolo dopo il caos di questi giorni, cosa farebbe Lei come sindaco?

«Ai miei tempi si era convenuto di fare una società mista pubblico-privato perché ora il mercato ortofrutticolo non ha più nessuna ragione di essere comunale. L’amministrazione dell’epoca creò una piazza di commercio su quell’attività primaria, oggi ci sono operatori che comprano la frutta dai fornitori per poi rivenderla. Non si può pensare di chiuderlo però va sviluppato un discorso in progress. Ma il mercato ortofrutticolo deve cambiare pelle. Non vedo ora i motivi per cui il Comune debba farsi carico della manutenzione. L’impegno è di non far perdere nemmeno un posto di lavoro, ma il mercato probabilmente va rilocalizzato. L’ente può pure dare il suolo (uno delle ipotesi in campo è il trasferimento proprio all’area Pip ndr.) ma poi devono gestirlo chi vi opera».

I suoi detrattori La accusano di essere stato sindaco in un periodo in cui la camorra investiva in città, facendo affari senza un reale contrasto. Cosa risponde?

«C’è un articolo di Roberto Saviano che parla dell’argomento. Che si vadano a vedere quali sono state le cose che ha fatto la camorra nel periodo in cui ci sono stato io, sarebbe un bell’esercizio per i giornalisti. Quando ero sindaco la camorra non ha fatto nulla».

Non ha mai temuto di essere finito davvero nel mirino della criminalità organizzata in virtù di quanto dice?

«A me la camorra non ha fatto sconti, chiariamolo. L’incriminazione per associazione a delinquere di stampo camorristico, 416 bis, non mi è arrivata perché il Padreterno mi ha voluto fare un dispetto ma perché un pentito è andato a dichiarare che io fossi un camorrista. I giudici si sono poi accorti che lui era stato pagato per questo e mi hanno prosciolto in istruttoria. La camorra ha cercato di farmi fuori per via elettorale e giudiziaria. Ma chi mi ha mandato sotto processo anche per corruzione aggravata non ha poi trovato nulla su di me e sono stato assolto pure in appello. L’aggressione della criminalità organizzata, molto più intelligentemente di chi diceva come non m’avessero sparato, si fondava sull’ostacolarmi elettoralmente. Per non parlare di quando ci fu lo scioglimento (anno 2004 ndr.) per camorra del consiglio comunale, con la camorra che aveva raggiunto l’obiettivo di mandarmi a casa, salvo poi essere reinsediata al mio posto».

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