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sabato, Maggio 4, 2024
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Era il terrore delle gioiellerie, ritorna in libertà il giuglianese Vincenzo Nave

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Era il terrore delle gioiellerie. Era stato condannato complessivamente ad 11 anni di reclusione, in vari procedimenti penali, a seguito dell’esecuzione del provvedimento di determinazione di pene concorrenti, emesso in data 03.05.2021, dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli, in persona della Dr.ssa D.Della Pietra, con decorrenza pena dal 29.03.2017, per aver commesso varie rapine in gioiellerie nell’hinterland napoletano e casertano, porto e detenzione di arma, lesioni aggravate, associazione a delinquere.

Vincenzo Nave, giuglianese classe 1996, si è visto riconoscere la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali dal Magistrato di Sorveglianza di Napoli Dottoressa Maria Picardi che, accogliendo la richiesta dell’avvocato Valentina Morrone del Foro di Napoli, ha consentito l’espiazione della pena residua con attività lavorativa presso la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli

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Il giovane era stato già graziato dalla Corte di Appello di Napoli, quinta sezione penale, Presidente Luisa Toscano, vedendosi decurtare parte della condanna inflitta in primo grado dal GUP del Tribunale di Napoli Nord Dottoressa Antonella Terzi; ed invero, la corte partenopea rideterminava la pena irrogata in primo grado, pari a 16 anni e 4 mesi di reclusione, in 13 anni e 6 mesi, poi ridotta in ragione della scelta del rito abbreviato in anni 9 di reclusione.

I precedenti

I primi fatti risalgono al settembre del 2015 quando Vincenzo Nave, insieme ad un complice, armati di una pistola fecero irruzione presso una gioielleria sita al corso Aldo Moro di Santa Maria Capua Vetere, ed innanzi alla resistenza del gioielliere lo colpirono con il calcio della pistola alla testa, lasciandolo esanime a terra. Razziarono le casse e la cassaforte per poi dileguarsi a bordo di una vettura rubata, le accuse infatti sono gravissime: rapina in concorso aggravata, porto e detenzione di una pistola marca Beretta, ricettazione di autovettura, lesioni aggravate, detenzione di proiettili.

Altra rapina quella alla gioielleria Cresci di Sant’Antimo, quando furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco. il titolare dell’esercizio aveva infatti opposto resistenza e ha esploso alcuni colpi a scopo intimidatorio; uno dei 2 rapinatori risponde al fuoco. Fortunatamente nessuno resta ferito. I rapinatori scappano a bordo di una fiat 500 (dalle indagini risultata rubata in quella zona).

Avviate le indagini nelle settimane successive i Carabinieri riescono a raccogliere sufficienti elementi utili a identificare uno dei due presunti responsabili, ovvero Rendola Giuseppe.
Ultimo procedimento che ha visto il giovane imputato è quello di un blitz che vide il ragazzo arrestato insieme ad altre 18 persone.

Raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine alla commissione di nove rapine a danno di esercizi commerciali, tra cui gioiellerie, distributori di benzina, supermercati, tabacchi ed un centro medico, 10 furti di cui due in abitazione e quattro episodi di ricettazione ed estorsione.

L’indagine è partita il 31 marzo del 2016 dopo la rapina alla gioielleria “Zoppi” di Casal di Principe durante la quale uno degli indagati, a volto scoperto, dopo essere entrato con la scusa di voler acquistare un braccialetto, estraeva la pistola consentendo, in tale modo, l’ingresso nel negozio di altri due complici. Insieme a questi l’uomo asportava preziosi per un valore di circa 8mila euro. I carabinieri ricostruivano la via di fuga dei rapinatori e individuavano l’auto, non provento di furto, con la quale i tre erano stati prelevati da un quarto complice.

L’indagine proseguiva fino al 31 dicembre 2016, attraverso servizi di osservazione, analisi dei filmati di videosorveglianza, intercettazioni telefoniche e ambientali ed escussione delle vittime. Venivano così identificati il promotore della banda criminale e gli altri cinque componenti della stessa che, insieme a complici esterni, avevano preso di mira attività commerciali tra le province di Napoli e Caserta, tra cui due gioiellerie, un distributore di carburanti, tre rivendite di tabacchi, un centro medico e un supermercato. Accertati anche quattro episodi di ricettazione, un episodio di estorsione col “cavallo di ritorno”, otto furti a negozi, di autovetture e in abitazione.

Un bottino complessivo di oltre 100mila euro per la banda che, tra i colpi più proficui, vantava quelli al supermercato “A casa mia” di Casapulla dove furono asportati oltre 50mila euro in contanti e il furto commesso nell’abitazione di una donna a Giugliano, parente di un’indagata che, con la sua complicità, permetteva alla banda di sottrarre 6mila euro in contanti e preziosi per oltre 20mila euro.

Nonostante il curriculum criminale testé citato, facesse propendere per una personalità allarmante e dedita al crimine, il Nave Vincenzo, detenuto ininterrottamente dal marzo del 2017, intraprendeva presso la Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale, un percorso trattamentale pienamente aderente al programma rieducativo redatto dagli educatori dell’istituto di pena partenopeo, infatti il condannato vantava aver svolto una serie di attività trattamentali; ha lavorato come assistente alla persona, ha partecipato al laboratorio musicale, partecipando al concerto finale a al laboratorio sulla gestione delle emozioni; ha lavorato come barbiere e come addetto alla spesa; ha frequentato il corso di teatro e di educazione civica, e da ultimo, ha infine partecipato al progetto di formazione presso la Fondazione Teatro San Carlo distinguendosi per impegno e affidabilità.

Tale percorso gli consentiva di godere, già da tempo di permessi premio da godere presso l’abitazione familiare, nonché l’ammissione del Nave, da parte del Magistrato di Sorveglianza, al lavoro esterno ex art. 21 O.P. proprio presso la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli, con presso l’ufficio contabilità della direzione amministrativa.

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