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venerdì, Marzo 29, 2024
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Eruzione del Vesuvio, lo studio degli esperti indica una data

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Il vulcano Vesuvio potrebbe rimanere in uno stato di quiescenza per altri mille anni, ma nel frattempo non possono essere esclusi episodi di eruzioni minori. Questa la conclusione a cui è giunta una ricerca, coordinata dal Politecnico di Zurigo, che annovera tra i co-autori Francesca Forni, ricercatrice di vulcanologia dell’Università degli Studi di Milano.

La ricerca del team internazionale di Zurigo sul Vesuvio

I risultati sono stati recentemente pubblicati su Science Advances. La ricerca del team internazionale si è concentrata sullo studio della composizione e delle età di cristallizzazione di granati magmatici in alcune fra le principali eruzioni esplosive del Vesuvio: quella di Mercato (8.890 anni fa), di Avellino (3.950 anni fa), di Pompei (79 d.C.) e di Pollena (472d.C.).

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I modelli delle varie eruzioni del Vesuvio

Questi due parametri (composizione ed età dei granati) forniscono informazioni fondamentali riguardo i meccanismi e i tempi di stoccaggio e accumulo dei magmi prima delle eruzioni. Senza dare delle risposte certe in merito alla previsione di future eruzioni, si rivelano molto utili per individuare dei modelli nell’attività passata del vulcano. Queste, infatti, potrebbero essere di supporto all’interpretazione dei segnali in caso di una futura ripresa dell’attività vulcanica stessa. I cristalli di granato si sono formati all’interno di una camera magmatica situata nell’alta crosta da un magma di tipo fonolitico. L’età di cristallizzazione dei granati precede di alcune migliaia di anni le varie eruzioni di cui il Vesuvio è stato protagonista. Quindi, corrisponde ai periodi di quiescenza della sua attività vulcanica.

Le parole della ricercatrice italiana Francesca Forni

Sulla base del comportamento del Vesuvio, ipotizziamo che una futura eruzione Pliniana o sub-Pliniana che coinvolge magmi fonolitici necessiterebbe di almeno un migliaio di anni di quiescenza“. Questo spiega Francesca Forni, sulla base di quanto osservato attraverso l’occhio dei granati durante gli ultimi circa 9mila anni di attività. Inoltre aggiunge: “Ovviamente non possiamo escludere che nel frattempo si possano verificare eruzioni più piccole a carico di magmi meno evoluti. Queste avrebbero comunque conseguenze devastanti su un territorio così densamente popolato“.

 

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