venerdì, Agosto 15, 2025
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Fabbrica di botti esplosa a Ercolano, le accuse di Punzo: “Io plagiato da D’Angelo e dalla mamma delle gemelle”

Da commerciante di detersivi si sarebbe trovato invischiato nella vicenda della fabbrica di botti abusiva di Ercolano, quella che nel primo pomeriggio del 18 novembre scorso è esplosa uccidendo le gemelle Sara e Aurora Esposito e Samuel Tafciu.

A “plagiarlo” sarebbero stati tale Enzo (Vincenzo D’Angelo), che lui descrive come il capo di tutta l’operazione, e la madre delle gemelle morte, Lucia Barile.

Fabbrica di botti esplosa a Ercolano, ieri l’arresto di due indagati

È la versione che Pasquale Punzo, il primo arrestato per quella tragedia, ha reso agli inquirenti nei giorni successivi, quando ha iniziato a collaborare. E anche dalle sue dichiarazioni si è arrivati agli arresti di ieri, 4 aprile.

Il gip ha disposto il carcere per Vincenzo D’Angelo, 31 anni, a cui vengono contestati gli stessi reati di Punzo: omicidio volontario con dolo eventuale, fabbricazione di esplosivi pirotecnici non convenzionali e non riconosciuti e sfruttamento di manodopera in spregio alle norme sulla salute e la sicurezza sul lavoro.

Domiciliari, invece, per il 64enne Raffaele Boccia, che avrebbe venduto, senza registrarle, grosse quantità di perclorato di potassio e polvere di alluminio sapendole destinate alla fabbricazione illegale degli esplosivi.

“Mi hanno plagiato”, la versione di Punzo che accusa D’Angelo e mamma delle due gemelle morte

Versione che il primo arrestato ha completamente ribaltato durante la detenzione. Nel corso di un interrogatorio che si è tenuto il 13 dicembre nel carcere di Poggioreale, e che è agli atti nell’ordinanza eseguita oggi, infatti, Punzo ha accusato non solo D’Angelo, indicandolo nei fatti come unico responsabile di quella tragedia, ma anche la madre delle gemelle.

“Io sono l’ultimo scemo che prendeva 60 euro a settimana per andare avanti e indietro da Nola – dice – io lavoravo nei detersivi, ma se Vincenzo mi chiamava io lo seguivo sempre, perché avevo bisogno di danaro, e perché si arrabbiava se dicevo di no”.

Ricostruendo i suoi rapporti con D’Angelo, l’uomo sostiene di conoscerlo da tempo e di avere iniziato a collaborare con lui circa un anno prima, effettuando consegne di materiale per i botti per 20 o 30 euro a carico. Ancora, sarebbe stato D’Angelo a chiedergli di trovare qualcuno per confezionare i fuochi. E, ancora, sarebbe stato sempre D’Angelo a proporre a Lucia Barile e alle figlie di confezionare i botti nella loro casa di Marigliano.

Quando arrivò lo sfrattò, prosegue l’uomo, Vincenzo D’Angelo e Lucia Barile “mi plagiarono” perché mettesse a disposizione della donna la casa della sua compagna, a Ponticelli, nella quale avrebbe speso anche 5/6mila euro per renderla agibile. E sarebbe stato sempre D’Angelo a decidere di trasformare l’abitazione di via Patacca (di proprietà di Punzo e formalmente intestata alla figlia piccola) in una fabbrica di botti. “Vincenzo era autoritario, io ne avevo paura e mi è entrato nella testa – dice Punzo –. La Barile approfittava di questo e se non facevo quello che mi chiedeva chiamava sempre Vincenzo”.

Nicola Avolio
Nicola Avolio
Giornalista pubblicista, mi sono avvicinato per la prima volta alla professione iniziando a collaborare con la testata "La Bussola TV", dal 2019 al 2021. Iscritto all'albo dei pubblicisti da giugno 2022, ho in seguito iniziato la mia collaborazione presso la testata "InterNapoli.it", e per la quale scrivo tuttora. Scrivo anche per il quotidiano locale "AbbiAbbè" e mi occupo prevalentemente di cronaca, cronaca locale e sport.