Falsi green pass e vaccinazioni per poter raggiungere Dubai, chieste severe condanne per il nipote del boss Patrizio Bosti e per altri quattro imputati nel processo che vede alla sbarra coloro che avrebbero agevolato Maria Bosti, figlia di Patrizio, e Luca Esposito (già condannati), mettendo loro a disposizione falsi documenti e certificati per poter raggiungere gli Emirati Arabi Uniti nel 2020 quando erano in vigore le restrizioni sanitarie anti-covid. Nei giorni scorsi il pubblico ministero ha tenuto la sua requisitoria chiedendo 4 anni e sei mesi per Salvatore Esposito, nipote di Patrizio; 2 anni per Bruno Bevilacqua, 4 anni e tre mesi Dalila Rapicano, 5 anni per Roberto Grasso titolare di un laboratorio di analisi a San Giorgio a Cremano e 4 anni per Diego Valentino. Il dibattimento riprenderà tra un mese con le discussioni del collegio difensivo composto dagli avvocati Raffaele Chiummariello, Nicola Pomponio e Nicola Quatrano.
La vicenda
Il caso risale a fine 2021 quando la famiglia di Maria Bosti e del marito Luca Esposito, per trascorrere il Capodanno 2022 a Dubai, grazie all’intermediazione e alla complicità della dottoressa 62enne e dietro il pagamento di 300 euro consegnati al titolare del laboratorio di analisi, avrebbe ottenuto tamponi falsificati che attestavano la negatività al covid di Maria Bosti e della figlia Susy Esposito, in realtà positive. Il figlio Salvatore si sarebbe sottoposto ai tamponi al posto dei familiari, presentando le certificazioni false in aeroporto a Roma. La partenza non avvenne perché a Fiumicino la famiglia fu sottoposta a un controllo covid a campione; emersa la positività di Bosti e della figlia, la famiglia si vide rifiutare l’imbarco. Inoltre il marito e la figlia di Maria Bosti, sempre dietro pagamento di somme di denaro, in questo caso 4mila euro, avrebbero ottenuto dal medico 70enne certificazioni false attestanti l’avvenuto vaccino anti-covid per ottenere il green pass in virtù delle limitazioni imposte all’epoca.