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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Figlio del Ras dei casalesi a telefono senza scrupoli dopo la strage: «Se non era per i morti…»

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ANSA. Cinici, organizzati, sprezzanti delle regole. Nella loro visione del mondo il rifiuto per qualunque tipo di autorità. ‘Sbirri figli di p…’, scrive Ugo Di Puorto su Fb dove campeggia la scritta Acab, sfida e filosofia. Ma anche la passione per i soldi, le collane, la musica. Come l’aveva Eros Amoruso, il più sfortunato della banda, morto il 23 aprile in un incidente stradale. E che fra tutti era quello con una minore vocazione criminale: faceva il palo e l’autista, visto che era fra i pochi ad avere la patente.
Ma voleva fare il musicista, come quelli per cui lui e i suoi amici giravano per l’Italia. Non per ascoltarli, o almeno non solo: per compiere rapine con lo spray al peperoncino, come quella di Corinaldo.

Tutto è cominciato una notte d’ottobre. Dalla bassa modenese hanno preso la macchina per venire in discoteca a Bologna.
Niente di strano, lo fanno in tanti. Per chi cresce nella provincia paranoica quella città così vicina e così lontana, piena di studenti e di stranieri, di concerti e vita è un richiamo inarrestabile. Quella sera però il piano va storto e alcuni di loro vengono arrestati. Ma il battesimo criminale è avvenuto. Da quella serata finita in questura hanno capito come fare.
Da lì comincia il loro tour. Organizzato, come se più che una banda fossero una band. Dagli utili della ricettazione dei gioielli rubati si detraggono le spese: per pagare la benzina e l’autostrada. Il resto si divide. C’è chi si occupa di individuare il locale, chi di portare lo spray. Qualcuno spruzza, qualcuno ‘strappa’, qualcuno nasconde la refurtiva per evitare i controlli della polizia. Insieme si scappa, insieme si rivende.

Ci sono due batterie: la prima è guidata da Ugo Di Puorto che cerca i locali e fa gli ‘strappi’. Ugo  è figlio di Sigismondo, detto Sergio, arrestato nove anni fa per i suoi legami con i Casalesi ed attualmente è ancora in carcere. Come riportano alcuni media, Di Puorto senior, venne arrestato in un covo di San Cipriano d’Aversa, ritenuto legato a Nicola Schiavone, figlio di Francesco, boss dei casalesi, conosciuto come Sandokan. Sarebbe stato il referente del clan nel Modenese, dove viveva con la famiglia. Nel profilo Facebook del giovane Ugo, attualmente oscurato dal social network, c’erano alcuni riferimenti al padre in galera.Con lui Raffele Mormone, che si occupa di nascondere la refurtiva perché incensurato e Eros Amoruso, che aveva la macchina e faceva il palo. E che da quei concerti prendeva ispirazione per fare la sua musica.
L’altra era guidata da Andrea Cavallari, anch’egli ‘strappatore’ provetto. Il suo socio era Moez Akari, detto ‘il maestro del gas’ per la sua abilità nel gestire lo spray al peperoncino. Furono beccati anche a Disneyland. Processati dall’autorità francese, poi rilasciati. Con loro, di solito, c’erano spesso anche Souhaib Haddada e Badr Amouiyah, anche loro esperti nell’uso dello spray. Era una batteria ancora più spregiudicata: spesso viaggiavano in treno senza pagare il biglietto, spesso dormivano in alberghi pagando con carte di credito scoperte o facendo altre truffe.

Le due batterie collaboravano: spesso i membri erano intercambiabili e all’occorrenza si alleavano, soprattutto quando c’erano da fare i colpi grossi, come quello di Corinaldo.
Qualcuno di loro stava cercando un lavoro per trovare una copertura ad un’attività illecita, ma estremamente redditizia.

Ma quasi nessuno di loro lavorava, perché non ne avevano necessità e perché per andare in giro per l’Italia a compiere rapine c’è bisogno di tempo. Partiti dalla noia della provincia di Modena cercavano il modo più rapido per fare soldi. Senza preoccuparsi di niente. Nemmeno del fatto che sarebbero potute morire delle persone, come quella sera a Corinaldo.(ANSA)

Le intercettazioni

«Io gli sparo anche fra, se non mi da la collana». È quanto dice uno degli arrestati per la strage di Corinaldo, intercettato dagli investigatori mentre parla con altri due membri della banda. La conversazione è tra Di Puorto, Mormone e Amoruso e conferma, per il gip, come gli arrestati siano «soggetti privi di ogni scrupolo morale», con una «elevatissima pericolosità sociale». Nella conversazione si parla di rapinare una persona con una collana di valore.

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