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Fedi e vestiti da sposa per i finti matrimoni, la pentita De Stefano svela il business

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Sembrava una zelante agenzia di wedding planner attenta a tutti i dettagli per rendere indimenticabile il giorno delle nozze, invece, la camorra di Ponticelli non era affatto interessata al benessere degli sposi. Tra le attività della mala di Napoli est ci sarebbe stato anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina condotto tramite l’organizzazione di falsi matrimoni tra donne italiane e cittadini extracomunitari.

Il business è stato confermato dalla collaboratrice di giustizia Luisa De Stefano, storica figura criminale del rione De Gasperi, lo scorso novembre: “Si tratta di un business gestito da Gabriella Onesto. In estrema sintesi, si tratta di matrimoni falsi contratti da donne italiane e cittadini extracomunitari, che versavano una somma di denaro allo scopo di ottenere il permesso di soggiorno. Per ogni matrimonio, il cittadino extraco­munitario pagava a Gabriella 10mila euro; inoltre, acquistava le fede, il vestito da sposa e pagava il parrucchiere e il pranzo. Fino a quando non ottenevano il permesso di soggiorno, inoltre, i cittadini extracomunitari versavano una quota mensile alla sposa, come da accordi stabiliti con la stessa Gabriella Onesto”. Le rivelazione della pazzignana saranno verificate dalla pm Simona Rossi che sta svolgendo le indagini per la Dda di Napoli.

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L’indagine sui finti matrimoni organizzati dalla camorra di Ponticelli

Nel novembre del 2022 sono state accusate Vincenza Maione, Luisa De Stefano e Gabriella Onesto di agire per conto dell’organizzazione di Ponticelli. Le tre donne avrebbero curato tutte le fasi: dal primo contatto con i cittadini extracomunitari alla formalizzazione dell’atto matrimoniale.

Secondo i magistrati della Procura si trattava di un business portato avanti sulla pelle degli immigrati che avevano necessità di regolarizzarsi . Successivamente venivano estorti altri soldi agli extracomunitari per per poter usufruire dei benefici matrimoniali.

Inoltre sotto la triade matrimoniale c’era una rete procacciatori che si occupava di contattare le donne disposte ad accettare le finte nozze. Alla fine i soldi pagati dal promesso sposo venivano consegnati ad Onesto che li metteva nella cassa dell’organizzazione camorristica.

Parla il figlio di Luisa De Stefano

Nell’ultima indagine gli inquirenti si avvalsero delle confessioni di Tommaso Schisa in merito a business in un verbale d’interrogatorio del dicembre 2019. “La cosa funziona così: l’extracomunitario che vuole la residenza in Italia versa al clan una quota in denaro per poter sposare un italiano, il quale percepisce una piccola parte della somma versata per acconsentire al matrimonio. In seguito, accade anche che il clan impose l’estorsione all’extracomunitario: il coniuge italiano minaccia di chiedere il divorzio nell’ipotesi in cui lo straniero non versi ulteriori somme con cadenza mensile”, queste le rivelazione del figlio di Luisa De Stefano.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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