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mercoledì, Giugno 26, 2024
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Il 30 settembre ricorre il 79° Anniversario dell’eccidio dei Tredici Martiri in Piazza Annunziata

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di Francesco DEL GIUDICE 

Ci sarà quest’anno un’altra ordinaria Commemorazione 

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Le strade deserte del ’43 

Un Dramma in versi di Emmanuele Coppola 

Sarà la solita commemorazione, rinviata di qualche giorno, per farla coincidere con la celebrazione della Messa domenicale nella Chiesa Collegiata dell’Annunziata, che, però, quest’anno sarà officiata con solennità liturgica dal Vescovo Sua Ecc. Mons. Angelo Spinillo. Poi si farà seguire il breve formale cerimoniale della deposizione di una corona di alloro sul sagrato, in corrispondenza della lapide dedicata ai tredici enermi cittadini che furono trucidati dai nazisti il 30 settembre 1943. E si ricorderà che la strage fu perpetrata settantanove anni fa.

Non ci sarà una gran folla di concittadini, richiamati dall’evento commemorativo; ma, soprattutto, non ci saranno i giovani, ai quali si è sempre oziosamente pensato come destinatari di una tragica memoria storica. Non ci saranno gli studenti, in formale rappresentanza delle Scuole Medie e degli Istituti Superiori, perché probabilmente nessuno si sarà ricordato di promuovere un percorso di informazione culturale.

Sarà, dunque, celebrata una Messa di suffragio, il 2 ottobre, alle ore 10, nella Chiesa dell’Annunziata; si uscirà sul sagrato per rendere un formale omaggio alla memoria dei Tredici Martiri, e ci si darà appuntamento per l’anno prossimo, per la ricorrenza dell’80° Anniversario, forse promettendo di organizzare qualche evento straordinario, come si fece trent’anni fa, in occasione del Cinquantenario, con il pieno e convinto coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale, su proposta – allora – del Dott. Emmanuele Coppola e del Presidente della Pro Loco, Prof. Mimmo Savino.

Allo storico, che ha dedicato due libri all’esatta rievocazione di quella tragedia cittadina, ho domandato se, per quest’anno, ci sarà qualche novità, ed ho scoperto che egli, sull’argomento, ha scritto un altro libro, di non molte pagine, che però ha deciso di non pubblicare ancora, perché – mi ha detto – «si tratta di un testo ideato per essere rappresentato in modalità teatrale, ovvero un Dramma in versi, il cui sottotitolo potrebbe essere ‘‘Una tragedia ambientata a Giugliano’’».

A questo punto, la curiosità mi ha indotto a domandare al Dott. Emmanuele Coppola da che cosa è stato ispirato per scrivere quello che si preannunzia come l’ultimo atto di una trilogia.

«Il fondamento storico degli eventi che ho voluto rappresentare con drammatica essenzialità attraverso le Voci dei personaggi che si rincorrono, alternandosi, da una scena all’altra, si ritrova ampiamente documentato nelle pagine dei miei due libri che horitenuto necessario dedicare alla ricognizione di una tragedia dimenticata, rimossa per oltre quarant’anni da quanti furono testimoni, e qualche volta superficialmente rievocata ‘‘per sentito dire’’. Dico ‘‘per oltre quarant’anni’’, perché avevo cominciato ad indagare già prima del 1983, pubblicando le prime biografie sommarie dei Tredici Martiri di Piazza Annunziata».

Dunque, si tratta di un libro diverso dagli altri due, il testo di un Dramma, con una sua particolare originalità, con il quale l’Autore, già storico, si porta nella dimensione del letterato. E così mi spiega la sua recondita motivazione: «Per diversi anni ho segretamente coltivato il proposito di scrivere qualcosa, soprattutto un testo drammatico originale per la sua struttura letteraria, cioè in versi, ed in dialetto napoletano, come parlato a Giugliano, con una trama dialogata, tale da non appesantire la recitazione degli eventuali attori che l’avrebbero potuta rappresentare in pubblico in occasione di una qualsiasi ricorrenza culturale per fare memoria della nostra storia, dell’eccidio dei Tredici Martiri in Piazza Annunziata, e delle altre vittime della barbarie nazista, e dei moltissimi altri concittadini morti a causa del violento bombardamento del 3 ottobre 1943».

Ovviamente, mi è stata offerta l’opportunità di leggere in anteprima quest’opera, che l’Autore ha previsto di pubblicare entro la fine di quest’anno, e mi sono impegnato ad approfondire la lettura del testo con delle osservazioni a riguardo della sua struttura teatrale.

Si tratta, dunque, di un Dramma in versi, intitolato Le strade deserte del ’43, ovvero ‘‘Una tragedia ambientata a Giugliano’’.Il testo, quasi per intero, è scritto per essere interpretato in lingua locale napoletana, che è il dialetto in uso a Giugliano, così parlato dalla gente del popolo, ovvero dai protagonisti inermi di una tragedia corale. Una sola eccezione è rappresentata dal Soliloquio dei Tredici Martiri, recitato in lingua italiana da quelle Anime già trasmigrate oltre la loro personale tragedia, presenti al dolore straziante dei familiari, ma distaccati, pur con affetto, dalla loro terrena disperazione.

La narrazione degli eventi, che si rincorrono dalla mattina del 29 settembre al tardo pomeriggio del 3 ottobre 1943, dal mercoledì alla domenica, è minutamente affidata a persone di generico anonimato od in parte riconoscibili tra i concittadini che ebbero una presenza  marginale, portando una testimonianza diretta nel racconto drammatizzato. Tra le Voci narranti prevalgono le donne, perché esse rappresentano la passione e la sofferenza tipicamente popolare, le difficoltà di una ordinaria quotidianità, l’amore e la disperazione, la curiosità e la prudenza, il coraggio e la paura.

Le sequenze del dramma vengono raccontate dal basso e dall’alto, dalla gente che dialoga per strada, e poi nei luoghi e nei vicoli, ed infine stando protetta e nascosta dietro le ante e le tende delle finestre e dei balconi. E sono perlopiù le donne. Gli uomini, invece, sono sempre meno esposti, e pensano, discutono, prendono gradualmente atto della tragedia che si preannunzia, e dell’opportunità di attendere inermi per evitare il peggio.

La narrazione cronologica degli eventi è scandita da dialoghi brevi, serrati ed essenziali, che nell’insieme costituiscono le diverse scene, ognuna delle quali si apre e si chiude come un sipario che lascia vedere e intravedere luci ed ombre che si materializzano nei sembianti sfuggenti dei protagonisti occasionali, perché protagonista immanente è il dramma nel quale è sprofondato il paese.

Il testo presenta delle difficoltà oggettive che impediscono una rappresentazione teatrale dinamica, che preveda una lenta evoluzione della trama nella fattispecie di un racconto, poiché ci troviamo ad assistere, da spettatori fisicamente distanti, all’evolversi precipitoso di un evento che si va materializzando attraverso le Voci che si affacciano dai vicoli e si ritraggono nell’anonimato rassicurante delle abitazioni inviolate, tra le quali, sempre più isolati e distanti, dialogano i testimoni occasionali di una tragedia che si organizza e si consuma in basso, nelle strade deserte di un paese rimasto ad aspettare, col fiato sospeso, che tutto si compia, senza che nessuno possa fare qualcosa per impedire il preannunziato esito fatale.

Siamo, dunque, anche noi spettatori in ombra, che ascoltano quelle Voci da dietro le quinte, senza potere assistere alla rappresentazione teatrale che da esse ci viene raccontata, lasciandoci immaginare, con la chiaroveggenza delle emozioni, le tappe di un percorso drammatico che concorrono  a definire la trama di un evento che gradualmente si evolve in tragedia.

Considerata l’esigenza di rappresentare delle Voci che abbiano un effetto teatrale, ma senza avere la disponibilità di un adeguato apparato scenografico, il testo di questo Dramma, inteso come rievocazione di una memoria storicizzata della Città di Giugliano, che abbia una ricorrenza annuale – perché il ricordo non sbiadisca e scompaia dalla sensibilità culturale come storia di un paese che è diventato città confusa e distratta -, potrebbe essere proposto nelle Scuole Superiori del territorio, se non anche nelle Medie, e interpretato da ragazze e ragazzi che siano motivati e guidati da uno o più docenti, prevedendo che la rappresentazione, così proposta nella sua essenzialità, possa essere facilmente replicata nell’Auditorium di altre Scuole, eventualmente con il significativo e doveroso Patrocinio Morale del Comune di Giugliano. In tal modo, le nostre più giovani generazioni sarebbero utilmente sollecitate ad avere memoria storica di un evento, altamente drammatico, che dovrà rimanere patrimonio valoriale di tutti i nostri concittadini. Ma questo, ovviamente, si potrebbe organizzare da qui ad un anno, per arrivare culturalmente preparati alla ricorrenza dell’Ottantesimo Anniversario della Strage di Piazza Annunziata.

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