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Il figlio di Angelo Vassallo: “Presto guarderò negli occhi l’assassino di mio padre”

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Il 5 settembre 2010 Angelo Vassallo, sindaco pescatore di Pollica, fù colpito da 9 colpi di pistola, sparati da una mano ancora oggi sconosciuta. Da quella sera, il primogenito Antonio Vassallo, 42 anni, ristoratore, non si è mai rassegnato.

“Dopo 15 anni ci sono ancora tante cose che ci fanno star male: è vero, abbiamo degli indagati, oggi a piede libero e di certo questo non ci fa piacere, un’udienza preliminare che ci sarà nei prossimi giorni ma ancora non riusciamo a vedere chiarezza nelle indagini, abbiamo pochi elementi. Però di una cosa sono sicuro, sento che si sta avvicinando il giorno in cui potrò finalmente guardare negli occhi l’assassino di mio padre”, ha dichiarato al Corriere.

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Ad aprile i quattro indagati, tra cui il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, coinvolti nell’inchiesta della Procura di Salerno sull’omicidio Vassallo, sono tornati in libertà.

Le indagini 

“Ciò che ci ha fatto più male è sapere dopo, leggendo i fascicoli giudiziari, che le persone di cui ci siamo fidati perché pensavamo fossero amiche in realtà erano nostre nemiche“, ha raccontato Antonio alludendo ad un depistaggio. 

“C’era un obiettivo preciso: cercare di spostare l’attenzione e far perdere tempo con storie e persone che non portavano da nessuna parte. E il colonnello Cagnazzo, di cui ci siamo tanto fidati, ci riusciva perfettamente”. “Venivano chiamate persone sospette, interrogate, si approfondivano alibi e circostanze e nel frattempo si rallentava tutto”.

Antonio racconta che diverse persone hanno deluso la famiglia, anche se non vengono fatti nomi. Alcuni, invece, hanno raccontato verità inizialmente inverosimili che si sono rivelate fondate.

La svolta

Luca Cillo, un agente immobiliare molto vicino alla vittima che negli ultimi 15 giorni di vita, è ritenuto un testimone chiave. Aveva raccolto confidenze sui traffici di droga legati al porto, ma è stato isolato, non creduto e addirittura aggredito.

Antonio racconta però del momento in cui le indagini hanno preso una svolta positiva “C’era bisogno di persone coraggiose come il procuratore Borrelli che ha fatto quello che ci aspettavamo da diversi anni. Perché noi riportavamo le nostre informazioni ma non venivamo creduti. Il nostro filone era da percorrere fin dall’inizio. Ci vogliono magistrati come Borrelli che ha inquisito questi soggetti per fargli pagare tutte quelle che sono le loro responsabilità”

Sulla notte del 5 settembre Antonio racconta: “Ricordo ogni singolo istante, sono stato tutta la notte abbracciato a mia madre perché mi preoccupavo per lei, cercavo solo di starle vicino… Ogni tanto sogno mio padre non spesso ma lo sogno. A volte cammino per Pollica e lo incontro”.

 

 

 

 

 

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