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martedì, Aprile 16, 2024
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Il primo duplice omicidio della faida di Scampia pianificato a Marano:«Eravamo in cinque»

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Il primo duplice omicidio della faida di Scampia, quello di Fulvio Montanino e di suo zio Claudio Salierno, fu pianificato e studiato nei minimi particolare in una masseria di Marano. E’ questo quanto ha raccontato ai magistrati Gennaro Notturno, il neo collaboratore di giustizia che ha rivelato numerosi retroscena di quella stagione di sangue e che per la sua collaborazione ha rimediato al processo d’appello 18 anni di reclusione. Un duplice delitto che porta la firma di dodici persone ma la regia di una sola famiglia, quella degli Abete-Abbinante.

«Era verso marzo, aprile 2004, diciamo come è partita l’idea. Verso marzo, aprile 2004, quando stavamo nel nostro quartiere a via Bakù, quando a mio cugino Abete Arcangelo ci viene in mente di uccidere Fulvio Montanino e stavo io presente e mio fratello Notturno Enzo.Io con loro mi occupavo di tutte altre cose, sempre aderenti a loro. E lui disse vicino a
mio fratello che voleva uccidere a Fulvio Montanino, insieme alla famiglia Abbinante.
Perché questo omicidio si doveva fare, perché noi c’abbiamo un vincolo familiare con
gli Abbinante, si doveva commettere al di fuori delle altre persone. E mio fratello
rispose: “Va bene, parla con uno della famiglia Abbinante”. Così mio cugino disse
vicino a me di portarlo nel Monte Rosa in cui avevamo incontrato a Piana Giovanni. Ci
siamo fermati con il mezzo, ci siamo salutati e mio cugino Abete Arcangelo ha fatto
presente se poteva parlare con Abbinante Francesco in quanto lui era il litante e curava
la sua latitanza. Lui disse: “Va bene Angelo, non preoccuparti, ci porto l’imbasciata”.
Poi successivamente sono trascorsi quattro, cinque giorni da quell’evento, lui venne nel
nostro quartiere e disse: “Angelo, tutto a posto, ho parlato, dobbiamo andare a Marano”.
Lui mi ha fatto prendere il motorino e siamo andati appresso a Piana Giovanni a
Marano, nella casa di Carputo Giuseppe in cui ci stava Abbinante Francesco. E niente,
ci siamo salutati, siamo saliti sopra, ci siamo salutati e loro si seduti e Abete ha parlato
riguardante di uccidere Fulvio Montanino, che questa cosa doveva rimanere in famiglia,
non doveva uscire fuori. Cioè si doveva commettere questo omicidio senza far sapere
all’inizio a nessuno dei clan di questo fatto. Abbinante Francesco disse: “Va bene, non
ci sono problemi per noi” e presente ci stava Mazzocca Vincenzo, Carputo Giuseppe,
Piana Giovanni, io presente e mio cugino Abete Arcangelo. Detto questo rimasero che il
giorno successivo io li dovevo andare a prendere e ce ne siamo andati. Ci siamo salutati
e ce ne siamo andati. Il giorno successivo io sono andato a Marano per prendere sia a
Carputo Giuseppe che Mazzocca Vincenzo perché loro dovevano commettere questo
omicidio, cioè Mazzocca Vincenzo, Carputo Giuseppe, Abete Arcangelo e mio fratello Enzo».

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A questo punto succede qualcosa di strano, i due non si presentano all’appuntamento:«Quando sono arrivato a Marano entrambi non si sono fatti trovare, sia
Carputo Giuseppe e sia Mazzocca Vincenzo. Io sono ritornato a casa, nel nostro
quartiere, e ho parlato con mio cugino Abete Arcangelo e c’era anche mio fratello
presente. Ci dissi: “Guarda Angelo, sono andato però non ho trovato nessuno dei due”.
Lui mi rispose successivamente diciamo verso mio fratello, disse: “Quello se non glielo
dice al padre prima lui non si muove”».

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