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giovedì, Aprile 25, 2024
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Pizza tradizionale o contemporanea? Polemica per il servizio di Report: “E’ anche merito nostro”

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Dopo 8 anni, a Report si torna a parlare di pizza. Dopo 8 anni, il giornalista Bernardo Iovene torna a Napoli, lì dove nel 2014 si erano consumate infinite polemiche. L’effetto shock reduce della puntata di 8 anni fa non c’è stato, ma la puntata andata in onda ieri sera, 21 novembre, è stata a suo modo importante. Una puntata che funge un po’ da “rito di passaggio” da quella del 2014 segnata dalle polemiche a quella andata in onda ieri sera, che ha di fatto “consacrato” l’esistenza di un nuovo modello di pizza, realizzata con impasti idratati, ingredienti di maggior qualità e farine diverse. E avente anche una forma diversa. La famigerata “pizza contemporanea”.

PIZZA PROTAGONISTA SU REPORT, COS’E’ CAMBIATO RISPETTO AL 2014

Bernardo Iovene ha riavvolto il nastro fino al 2014 per far comprendere l’evoluzione della pizza napoletana, naufragata clamorosamente tra assaggi e mancate risposte o scelte incomprensibili dei pizzaioli. Una puntata che ha fatto, appunto, da spartiacque segnando il destino della pizza a Napoli e non solo.

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Il flashback è dei peggiori. Fumo nero nel forno a legna, forni non puliti, impasti poco lievitati che rendevano la pizza poco digeribile ai clienti, pizze bruciate e additate addirittura come cancerogene e poco salutari. Per non dimenticare la mozzarella proveniente dalla Germania, le farine raffinate ai massimi livelli, le basi surgelate.

E se a Napoli si alzavano le polemiche, Report gettava il “seme della rivoluzione”. Facendo accendere un po’ una lampadina nella testa di tanti pizzaioli napoletani. Rivoluzione che si compie negli anni a venire con l’affermazione delle farine “alternative”, delle lunghe lievitazioni, della pizza canotto, del forno elettrico, della tracciabilità dei prodotti, della pizza contemporanea. Un percorso non sempre lineare e a volte interrotto da estremismi da food porn che hanno colpito soprattutto la pizza canotto.

CAPUANO, PALAZZO PETRUCCI E I “PROMOTER” DEL CAMBIAMENTO

Tra i tanti “testimonial” a dimostrazione che, effettivamente, negli ultimi anni la pizza napoletana è andata incontro a notevoli cambiamenti, Vincenzo Capuano, dell’omonima pizzeria. Alla domanda di Iovene “E’ questo il futuro di Napoli come pizza e come pizzeria?”, risponde “Probabilmente sì, è una pizza che piace sempre di più ai più giovani consumatori del futuro. La vera forza della pizza canotto è stata quella di irrompere nei social”.

Da Capuano a Davide Ruotolo, pizzaiolo di “Palazzo Petrucci”, in pieno centro storico di Napoli. Pizzeria che da cinque anni utilizza un forno elettrico a bocca aperta per la cottura delle pizze, e che proprio a causa delle innovazioni nella preparazione della pizza, “Nessuno si accorge della differenza tra una pizza cotta bene nel forno a legna e una pizza cotta bene in un forno elettrico”.

Promosso anche Diego Vitagliano, che sforna la sua pizza croccante oltre alle “normali” pizze contemporanee. Diego Vitagliano si è spinto oltre, nella sua pizzeria si può assaggiare anche la scrocchiarella romana, “un’eresia”, introduce Bernardo Iovene. Un pensiero diverso che nessuno si sarebbe aspettato in una pizzeria napoletana.

E poi promossi Gino Sorbillo per l’utilizzo della farina di tipo 1 e prodotti biologici, Ciro Salvo per la sua “pizza di memoria”, con cura degli ingredienti e farina di Grano Nostrum, Antimo Caputo che con le sue farine diventa il punto di congiunzione tra la pizza contemporanea e la pizza tradizionale, e infine Salvatore Lioniello, che ha fatto della sua pizzeria un punto di riferimento al pari della pizza contemporanea. E la sua parmigiana scomposta è lì a ricordarlo.

REPORT, RANUCCI: “IL MERITO E’ ANCHE UN PO’ NOSTRO”

Servizio che si conclude quindi decretando il successo della nuova pizza contemporanea napoletana, e Report che si pone un po’ come antesignana della rivoluzione in atto. Sigfrido Ranucci, il conduttore, ha infatti così commentato in studio il tutto: “Se mangiamo una pizza migliore è anche un po’ merito nostro”. 

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