Slitta all’8 aprile l’udienza davanti al tribunale della Sorveglianza di Roma per Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni di reclusione per la tragedia del Giglio, che ha chiesto di potere accedere al regime di semilibertà.
L’udienza fissata oggi è stata aggiornata in quanto è cambiato il giudice relatore.
L’istanza al tribunale è stata avanzata dal difensore di Schettino (attualmente detenuto a Rebibbia), l’avvocato Paola Astarita.
Schettino, la Concordia, la richiesta di semilibertà. Il padre di una vittima: “Merita 32 ergastoli”
Il padre di Giuseppe, Giovanni Girolamo, vive ad Alberobello e ha sempre mantenuto un riserbo assoluto sulla tragedia. «Non voglio ricordare quei giorni, ho già sofferto troppo», afferma con voce ferma. Per questo non ha mai partecipato alle cerimonie in ricordo delle vittime, limitandosi a rendere omaggio al figlio in privato. Cosa pensa della richiesta di semilibertà di Francesco Schettino? «Sarebbe un’offesa per tutti i familiari delle vittime. Per me, Schettino dovrebbe scontare 32 ergastoli, uno per ogni persona che ha perso la vita a causa della sua irresponsabilità».
La richiesta di scarcerazione
Paola Astarita, legale dell’ex comandante, sostiene che la giustizia debba seguire il diritto e non la pressione mediatica: «Mi auguro che vinca non il mio assistito, ma il principio di diritto». Un’affermazione che ha scatenato reazioni contrastanti tra i parenti delle vittime, ancora scossi dal ricordo di quella notte terribile.
Giuseppe Girolamo non sapeva nuotare. Dopo aver ceduto il posto sulla scialuppa, attese un’altra imbarcazione che non arrivò mai. Il segnale di allarme fu lanciato soltanto alle 22:33, ben 48 minuti dopo l’impatto con gli scogli, aggravando il caos e ostacolando l’evacuazione.
La medaglia d’oro al valor civile
Nel 2022, dieci anni dopo la tragedia, Giuseppe Girolamo è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile dal Quirinale. Tuttavia, la cerimonia di consegna avvenne senza clamore pubblico. Giorgia Meloni, nel dodicesimo anniversario del naufragio, ha voluto ricordarlo con un post sui social, definendolo un «eroe silenzioso». Perché non si organizzò una cerimonia ufficiale? «Ho vissuto 13 giorni al Giglio per cercare mio figlio, mi sono bastati», risponde il padre, ribadendo la sua volontà di vivere il dolore in silenzio.