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Un altro reato prima dell’omicidio di Santo Romano, con l’assassino c’erano altre persone: caccia ad una donna

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È ancora ricercata la donna che faceva parte del commando armato entrato in azione lo scorso 22 ottobre 2024 nella gioielleria del centro commerciale di Torrette di Mercogliano. Fu proprio lei, fingendosi una cliente interessata a un acquisto, a convincere il titolare ad aprire la porta del negozio, permettendo così ai complici – travestiti con maschere di Carnevale e giubbotti verdi – di fare irruzione.

La rapina, però, non andò a buon fine grazie alla prontezza del titolare di un negozio di animali adiacente, che lanciò l’allarme e tentò di bloccare i malviventi. Il gruppo fuggì a mani vuote, ma le indagini della Squadra Mobile di Avellino, coordinate dalla Procura irpina, hanno presto delineato un quadro chiaro.

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Tre arresti, una donna in fuga

Nelle ultime ore gli agenti hanno arrestato Luigi D. M., napoletano già condannato per l’omicidio di Santo Romano, avvenuto il 19 novembre 2024. Con lui finiscono in carcere altri due complici, mentre la donna resta al momento latitante.

Nel corso delle indagini è emerso anche il coinvolgimento di un minore, trasferito all’Istituto penale per minorenni di Casal del Marmo a Roma, gravemente indiziato di tentata rapina aggravata e porto abusivo di armi comuni da sparo.

Il legame con l’omicidio di Santo Romano

Il minorenne è lo stesso giovane che, poche settimane dopo la tentata rapina, sparò e uccise Santo Romano, un calciatore di 21 anni, durante una lite scoppiata per futili motivi. Il colpo, esploso da una pistola calibro 7.65, lo raggiunse al petto.

Dalle indagini è emerso che il 17enne aveva partecipato al colpo di Mercogliano appena dieci giorni prima dell’omicidio, confermando un profilo criminale precoce e violento.

Indagini ancora aperte

Gli investigatori continuano a cercare la donna che fece da “apriporta” durante la rapina. È lei, secondo gli inquirenti, l’elemento mancante del gruppo che aveva pianificato il colpo nei minimi dettagli. Gli arresti e le prove raccolte – tra tracce digitali, immagini di videosorveglianza e testimonianze – hanno ricostruito l’intera dinamica dell’assalto, ma il lavoro della polizia non è ancora concluso.

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