Ergastolo evitato per il ‘direttivo’ degli Scissionisti di Melito. Si è concluso questa mattina il processo di primo grado a carico di Cesare Pagano, Carmine Pagano ‘Angioletto’ e Oreste Sparano in relazione al duplice omicidio Maisto-Irollo (avvenuto a Melito il 18 giugno 2007) e all’omicidio di Antonio Matrullo ‘o nano (ucciso a Secondigliano il 26 giugno 2009, di questo delitto rispondeva il solo Cesare Pagano come mandante).
Ammazzati dagli Scissionisti dunque per insubordinazione a quelli che erano i vertici del gruppo che aveva vinto la faida contro i Di Lauro. Davanti al gup D’Auria e rispetto ad una richiesta del pubblico ministero Vincenza Marra che chiedeva per tutti e tre la pena dell’ergastolo con isolamento di un anno, Carmine Pagano (difeso dall’avvocato Luigi Senese) e Oreste Sparano (difeso dall’avvocato Gandolfo Geraci) hanno invece rimediato vent’anni anni con accoglimento delle attenuanti prevalenti. Cesare Pagano invece, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, ha ottenuto la pena di trent’anni con riconoscimento delle attenuanti e l’assorbimento della contestazione dei motivi futili e del porto d’armi.
L’omicidio dei rivali degli Scissionisti
L’omicidio di Antonio ‘o nan
Riguardo il terzo omicidio degli Scissionisti la ricostruzione della Procura si basava sul racconto del collaboratore di giustizia Biagio Esposito:«L’omicidio di Antonio Matrullo è maturato in seguito ai troppi reclami arrivati a Cesare Pagano. Il ‘nan’o essendo di Arzano praticava spesso quella zona dove dava fastidio a qualche affiliato ai Moccia. Cesare Pagano ci fece avvisare 6-7 volte al nano che non doveva andare a Arzano sennò faceva arrivare sempre le imbasciate dai Moccia. Un giorno mi mandò a chiamare Gennaro Sacco e lì trovai persone dei Moccia dove chiedevano un appuntamento con Cesare Pagano». Anche Carmine Cerrato parlò di quell’omicidio:«O nan aveva più volte disubbidito alle direttive di Cesare Pagano mettendosi addirittura contro esponenti del clan Moccia. La goccia che fece traboccare il vaso furono delle lamentele che Matrullo fece a proposito dei guadagni della piazza delle Case dei puffi dove aveva una quota».
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