Dopo il monito del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli Maria Di Mauro, sulle lentezze del Comune di Marano a mettere sul mercato i circa 100 beni sequestrati alla camorra, il sindaco Rodolfo Visconti ha accolto l’invito del pubblico ministero e ha dato un primo segnale.
Il primo cittadino, da pochi mesi alla guida di questa città, superando notevoli ostacoli quotidiani, ha dato disposizione al dirigente dell’Area tecnica del Comune, Ing. Di Pace, di predisporre tutti gli atti propedeutici per pubblicare un bando pubblico diretto alle assegnazioni dei beni confiscati.
L’intenzione dell’amministrazione comunale è quello di assegnarli al più presto e di farne alcuni da simbolo del potere mafioso a presidio di legalità, allocandovi semmai uffici di pubblica sicurezza. Ovvero un commissariato o, un posto di polizia. Il sindaco Rodolfo Visconti non ha perso dunque tempo e nel pomeriggio di lunedì, ha effettuato un ispezione al cosiddetto bunker dei Polverino.
Lo ha trovato in condizioni disastrose ma si punta a renderlo al più presto fruibile, anche se ciò richiede un notevole sforzo economico e il Comune in questo momento non ha i mezzi finanziari per farsene carico.
Al sopralluogo di Torre Caracciolo erano presenti gli assessori D’Alterio, Perrotta, Nobler e una pattuglia di agenti della polizia locale di Marano.
Ma la mano della camorra non ha “spogliato” solo il cosiddetto bunker, ma tanti altri beni: <Perché lo Stato merita questo> ha detto pochi giorni fa un magistrato durante un convegno antimafia.
Ed è proprio per fermare questo vilipendio allo Stato e per dire basta agli sprechi di danaro pubblico che il magistrato della DDA Maria Di Mauro, ha “strigliato” il primo cittadino a collaborare e ad attivare le procedure di affidamento e di assegnazione dei beni per attività sociali, culturali, educative e ludico –ricreative.
Beni che se messi in circolo, tolgono il tesoretto ai clan e creano nuovi spazi di sviluppo di cittadinanza attiva, di promozione delle attività volte a prevenire e rimuovere situazioni di particolare bisogno o emergenza sociale.
Ma per fare questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti i soggetti interessati: Prefettura, Magistratura, Agenzia nazionale, Enti territoriali e associazioni di categoria. Perché l’iter che porta all’assegnazione o alla destinazione di un bene è lungo.
Dal sequestro preventivo alla confisca passano molti anni. Ed i ritardi sono dovuti ai passaggi fra i vari soggetti istituzionali
Spesso, nel frattempo, c’è da fare i conti anche con le occupazioni da parte di familiari dei mafiosi o con l’abusivismo di alcuni beni immobili.
Per le aziende, invece, qualche volta il problema è che arrivano allo Stato del tutto prive delle capacità operative per essere attive nel mondo del mercato.