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giovedì, Aprile 25, 2024
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Marito tradito chiede 600mila euro di risarcimento all’amante della moglie: «Mi hai rovinato la vita»

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Una richiesta di risarcimento per adulterio: è quanto chiedeva un marito tradito, un uomo di Deruta (in provincia di Perugia), ma non alla moglie, e madre dei suoi due figli, bensì… all’amante di lei. E con l’aggiunta di una motivazione ben precisa. Purtroppo per lui, però, non solo non ha ottenuto i 600mila euro che richiedeva ma sarà costretto a pagare migliaia di euro per le spese legali. La vicenda è stata riportata dal quotidiano Il Messaggero.

Fino alla Corte d’Appello di Perugia 

L’uomo tradito, e padre di due figli minorenni, ha provato a far valere le sue ragioni rivolgendosi alla Corte d’appello di Perugia nonostante i giudici di primo grado di Spoleto avessero già rigettato la sua domanda. E ha provato persino a produrre una notevole documentazione per dimostrare il tradimento subito.  L’ex marito, infatti, prima di separarsi aveva fatto seguire la donna e aveva portato in tribunale le testimonianze di chi l’aveva vista salire in auto con il presunto amante, di chi li aveva visti entrare in un albergo e persino dei carabinieri che li avevano fermati in auto per un controllo. Una prova, secondo l’uomo, erano persino alcuni post su Facebook, scritti dalla donna secondo lui per sbeffeggiarlo e decantare il suo nuovo amore.

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“Istigazione” al tradimento? 

“Quello ha iniziato a farle regali, a corteggiarla in maniera incalzante. Insomma, l’ha istigata a tradirmi, facendola allontanare di casa pomeriggi interi e pure di sera, senza una spiegazione neanche ai bambini. Avevamo una bella famiglia che si è distrutta per colpa di lui. E ora deve risarcire me e i miei figli”, ha raccontato.

Oscuri post sui social 

I due amanti, invece, non hanno mai ammesso il tradimento. Sui social restano foto dei due e alcune frasi non chiarissime (“Senza castello vivo bene” scritto da lei o “Vai a leggere una bella storia con i tuoi compari” scritto da lui). Ma secondo i giudici si tratta di frasi “più incomprensibili che offensive”, compresi i riferimenti a viagra e minestre riscaldate fatte in ulteriori altri post. I giudici della corte d’Appello poi hanno dato ragione all’avvocato Marco Brusco e stabilito “il diritto di autodeterminazione, nonché della propria libertà sessuale, costituzionalmente garantiti” dell’amante, il quale non ha responsabilità (men che meno civile) della fine di un amore.

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