Luigi Mignano fu ucciso non solo in quanto cognato di Ciro Rinaldi, boss del rione Villa, nella trentennale lotta che ha opposto i primi ai Mazzarella-D’Amico ma anche per il furto di uno scooter, con conseguente pestaggio, avvenuto qualche giorno prima. A dichiaralo ai magistrati è stato Umberto D’Amico ‘o lion, il giovane ras che, dopo il delitto e la sua cattura ha poi deciso di collaborare con la giustizia. D’Amico in particolare si è concentrato sul ruolo avuto in quella vicenda e sullo scontro in atto con i Reale-Rinaldi. Il giovane ras ha raccontato ai magistrati del pestaggio subito da un giovane dei Reale da parte del suo gruppo:«Lo picchiammo in dieci di noi prima dell’omicidio Mignano. Si erano presi lo scooter di un parente di Clemente Amodio e non volevano restituirlo. E’ stato questo, tra l’altro, uno dei motivi scatenanti dell’omicidio Mignano. Dopo essere stato picchiato andò verso la paninoteca di…. e picchiò il gestore».
Pochi giorni dopo ci fu il delitto come già raccontato da D’Amico e come confermato da alcune intercettazioni presso la sua abitazione:« Niente di meno se ci giriamo dietro… non sappiamo quanti ce ne stanno e non ne abbiamo pagato uno». Parole che lasciano poco spazio all’immaginazione come quando i suoi affiliati gli fecero sapere che nel quartiere la gente aveva paura e che tutti sapevano chi c’era dietro l’omicidio:«Non ci sta nessuno in mezzo alla strada, nemmeno vicino al bar c’era nessuno, non ho acchiappato nessun amico mio«.