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venerdì, Aprile 26, 2024
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Lacrime di gioia a Napoli. Ha un tumore, ma non rinuncia alla gravidanza: la bimba sta bene

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Ha scoperto di avere un tumore al seno a 42 anni, ma soprattutto quando era al terzo mese di gravidanza. I medici le parlano senza peli sulla lingua: la bimba non può nascere, deve abortire. E inoltre deve essere operata subito e sottoporsi ad un ciclo di chemioterapia. È la storia di Consiglia Varriale, una donna di Napoli. Nonostante fosse già madre, lei però a quella seconda gravidanza non rinuncia. Così arriva all’ospedale Pascale di Napoli, nella stanza di Michelino De Laurentiis, che ha organizzato per la donna un percorso di cura personalizzato. A raccontare la commovente storia è Il Mattino. 

L’operazione e la chemioterapia per il tumore al seno

La coraggiosa paziente si è sottoposta nel mese di aprile ad un’operazione e, subito dopo, ha iniziato la chemioterapia che ha portato avanti senza troppi problemi nei cinque successivi mesi di gravidanza. Ed oggi – racconta il quotidiano – è arrivata la splendida notizia: è nata sua figlia. Entrambe, assicurano i medici, stanno benissimo.

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L’altra splendida storia | Rifiuta la chemio per fare nascere sano il figlio, il Cardarelli salva la mamma e il piccolo [Articolo del 15 giugno 2020]

Salvati madre e figlio dall’ospedale Cardarelli. Nonostante il tumore abbia colpito lei mentre aspettava lui. Patrizia oggi ha 34 anni e sorride a suo figlio Federico. Stanno bene entrambi, eppure hanno alle spalle una storia non semplice. Patrizia ha scoperto di essere malata di tumore al seno durante la gravidanza. Era all’inizio del quinto mese di gestazione, poco più di un anno fa, quando le fu diagnosticato il cancro al seno. “Al tatto sentivo un nodulo – racconta – ho fatto una prima ecografia a cui è seguita una biopsia e il 27 maggio scorso, nel 2019, poi la diagnosi”. È in quel momento che è iniziato per Patrizia un percorso che lei definisce “particolare”.

La storia di Patrizia, salvata dal Cardarelli di Napoli

“Ero incinta – dice – per un momento ho dovuto valutare l’ipotesi di una scelta da compiere. Non perché mettessi a rischio mio figlio, ma perché portando avanti la gravidanza avrei ritardato le mie cure”. Patrizia, però, non ha avuto alcun dubbio. Federico sarebbe nato e soltanto dopo avrebbe pensato a sé. Dal momento della diagnosi,è stata seguita dalla Brest Unit dell’Ospedale Cardarelli di Napoli. In particolare dall’equipe di Ferdinando Riccardi, direttore di Oncologia e da Claudio Santangelo, direttore di Ostetricia e Ginecologia. “Abbiamo un programma che prevede una terapia medica prima dell’intervento – spiega Riccardi – il tipo di tumore in questione è molto sensibile alla chemioterapia, il trattamento definito ‘neoadiuvante’ è quello somministrato prima dell’intervento, con l’obiettivo di ridurre le dimensioni del tumore e rendere possibile un’operazione meno demolitiva”. Andava valutato il percorso da compiere “e una terapia medica, prima dell’ intervento chirurgico, che tenesse conto della gravidanza e che consentisse a Patrizia di raggiungere una età gestazionale adeguata per il parto”.

“Abbiamo fatto la pianificazione delle cure con Santangelo – afferma Riccardi del Cardarelli – e concordato i tempi con Patrizia. A quel punto abbiamo iniziato le terapie. Prima del parto aveva portato a termine 4 cicli di chemio”. La prima terapia è stata somministrata a Patrizia il 18 giugno del 2019. “C’era la possibilità che avrei perso i capelli già tra la prima e la seconda chemio fissata per il 9 luglio – sottolinea – fortunatamente non è stato così, non sono mai diventata calva. Avevo molta paura di questo”. Federico è nato a settembre.

Le lacrime dopo il parto all’ospedale di Napoli

“Quando l’ho sentito piangere ho chiesto ai dottori come stesse, alla risposta positiva ho detto: ‘Ora fate quello che dovete’ – sottolinea Patrizia al CardarelliLa gioia di sentire piangere mio figlio, di vederlo, è stata indescrivibile. Ho pensato: ‘Finalmente è qui, finalmente è fuori’”. A gennaio di quest’anno, Patrizia si è sottoposta all’intervento nell’ospedale di Napoli. Ora è alle prese con l’ultima chemio e ha iniziato la radioterapia. “Sono stata forte, sapevo di dover stare bene per mio figlio, per prendermi cura di lui – conclude. Credo che sia stato questo a darmi la forza di affrontare una situazione che, fino a quando non la vivi in prima persona, non capisci cos’è fino in fondo. Devo molto ai medici, alla loro professionalità, all’umanità con la quale mi hanno accolta. E anche all’organizzazione messa in campo dalla direzione generale del Cardarelli”.

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