Comincia nel segno dei Queen la Notte più importante di Hollywood. La band di Roger Taylor con Adam Lambert fa ballare e cantare il Dolby Theatre sulle note di «We will rock you» e «We are champions»: è un omaggio al successo planetario di «Bohemian Rhapsody» e l’indicatore che il biopic su Freddie Mercury non passerà inosservato nelle scelte dell’Academy.
Alfonso Cuaròn è il trionfatore della serata: «Roma», la storia, in parte autobiografica, di una famiglia messicana e della loro domestica, prodotta dalla piattaforma digitale Netflix, porta a casa l’Oscar per la migliore regia, quello per il film straniero e per la fotografia, firmata dallo stesso regista in un raffinato bianco e nero. «Siamo tutti parte della stessa emozione e dello stesso oceano», ha detto Cuaròn. È la prima volta che un film non destinato alle sale, ma allo streaming, si impone agli Oscar: la vittoria di «Roma», che si era già aggiudicato il Leone d’oro all’ultima Mostra di Venezia, segna una svolta importante nel’industria dell’audiovisivo, aprendo nuove strade ai sistemi di distribuzione. Non mancheranno le polemiche.
I temi dell’inclusione, del superamento dei muri, della lotta al razzismo e dei diritti delle minoranze hanno tenuto banco negli interventi di tutti i premiati. Per la sceneggiatura non originale vince «BlakkKlansman», scritto da Spike Lee con Charlie Watchel, David Rabinowitz e Kevin Willmott. Il ringraziamento militante del regista che ha raccontato la storia del primo agente infiltrato nel Ku Klux Klan, e ha reso omaggio alla nonna che era stata una schiava, ha infiammato la platea: «Le elezioni 2020 sono dietro l’angolo, ricordiamocelo, possiamo fare una scelta d’amore e non di odio».
Scontata la vittoria di Lady Gaga per la migliore canzone: «Shallow», da «A Star is Born», era superfavorita. Lacrime di commozione per la diva che l’ha scritta con Mark Ronson, Anthony Rossomando e Andrew Wyatt e che, poco prima, aveva duettato il brano con Bradley Cooper tra gli applausi del gotha di Hollywood. «Il segreto del successo» ha detto, «è la disciplina e la capacità di rimettersi in gioco, è il numero delle volte che sei in grado di rialzarti dopo le cadute».
Rami Malek è il miglior attore per «Bohemian Rhapsody»: nei panni di Freddie Mercury ha conquistato i botteghini di mezzo mondo e il cuore dei votanti. «Se qualcuno avesse detto al piccolo Rami che sarebbe arrivato fin qui… Il piccolo Rami cercava la sua identità» ha detto. «Abbiamo fatto un film su un uomo gay immigrato. Sono figlio di indiani, americano di prima generazione… Abbiamo bisogno di storie come questa». Il film di Bryan Singer si aggiudica anche le statuette per sonoro, montaggio sonoro e montaggio. La notizia riportata dal Mattino.