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giovedì, Marzo 28, 2024
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Omicidio Zambrano, ergastolo per i killer dei ‘capitoni’: «Enzo mancò di rispetto alla Scissione»

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Vincenzo Zambrano doveva morire perchè non aveva rispetto per i suoi superiori. E’ questo un particolare emerso che emerge nell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’omicidio dell’ex scissionista. Per quel delitto sono stati condannati all’ergastolo per il presunto killer Oscar Pecorelli, Antonio Esposito e Giuseppe D’Ercole. Il boss Cesare Pagano ha invece rimediato una condanna a 18 anni; 14 anni invece per l’ex boss Antonio Lo Russo; e 16 anni per l’altro pentito storico degli scissionisti Biagio Esposito. Il processo è quello di primo grado.

Nomi che evidenziano lo stretto legame esistente allora tra i Lo Russo e gli Amato-Pagano. Tra i primi a parlare di quel particolare ‘legame criminale’ è stato Biagio Esposito:«La vittima era del rione Sanità e per paura si era rifugiato a Malaga dove aveva conosciuto Domenico Antonio Pagano, detto “zì Mimì”. Siamo negli anni precedenti alla faida. Quando scoppiò quest’ultima Enzo rientrò a Napoli in quanto a quel punto aveva la nostra protezione. Tuttavia i rapporti poi si deteriorano a causa del carattere di questo ragazzo che era irriverente e offendeva continua-mente. Ricordo che si era fidanzato con una ragazza che abitava nella zona dei “Puffi” la quale era intestataria dell’appartamento dove fu poi arrestato Carmine Cerrato. Gli chiesi un favore personale, nel senso di disporre dell’appartamento per “zì Mimì”, ma rifiutò».

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Quel ‘no’  ne decretò la sua condanna a morte:«La decisione arrivò da Cesare Pagano che ne parlò con me a Quarto ed organizzammo il delitto nel senso che bisognava dare appuntamento alla vittima nei pressi del bar Mexico con una scusa e da lì Antonio Esposito detto ‘Quagliarella’ avrebbe dovuto condurlo lì dove i killer lo avrebbero ucciso».

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