Stesse modalità, stessa dinamica. Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire l’assalto al portavalori andato in scena ieri a Mellitto in provincia di Bari e provare a risalire ai responsabili. Un milione e mezzo di euro il bottino portato via dalla banda che sembra aver lasciato la sua firma: i mezzi bruciati per favorirsi la fuga e rallentare l’arrivo delle forze dell’ordine.
Ieri mattina, intorno alle 7.30, la banda è entrata in azione con un piano preciso. Sono arrivati in 4 o 5 nei pressi del furgone, hanno fermato il mezzo – in tuta mimetica – e hanno azionato le ruspe per aprire come una scatoletta il mezzo blindato, portando via il bottino e appiccando il fuoco a due grossi mezzi che sono serviti come barriera tra loro e la polizia.
Le forze dell’ordine arrivate sul luogo della spettacolare rapina hanno trovato molti punti in comune con la banda che un mese fa assaltò due diversi portavalori in irpinia, seminando il panico sull’autostrada, bloccando i mezzi e sottraendo con la minaccia delle armi le auto agli ignari automobilisti in transito. Anche in quell’occasione i banditi si avvalsero dei mezzi dati alle fiamme per rallentare l’arrivo delle forze dell’ordine, ma furono “sorpresi” dalla presenza sul posto di un pubblico ufficiale in borghese con cui intrapresero un conflitto a fuoco. Iniziò una vera e propria caccia all’uomo che portò le forze dell’ordine in Puglia.
Un particolare non di poco conto che conduce ad una pista considerata quella più calda: ad entrare in azione, probabilmente, è stata la stessa banda specializzata che agirebbe con tecniche paramilitari. Se l’ipotesi dovesse trovare conferme, la banda avrebbe messo a segno due colpi in un mese portando a “casa” quasi 5 milioni di euro.
