giovedì, Agosto 14, 2025
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Povertà e lavoro sommerso, Campania regione maglia nera d’Italia

La Campania, secondo il report sui conti economici territoriali dell’Istituto Nazionale di Statistica, è tra le regioni più in crisi d’Italia. La difficile situazione finanziaria investe diversi settori quali il sostentamento delle famiglie, secondo cui la regione risulta l’ultima in classifica in merito alla quantità di denaro spesa per il soddisfacimento dei bisogni primari. I dati del report Istat sanciscono che le famiglie campane spendono circa 15 mila euro per il sostentamento, una cifra piuttosto inferiore rispetto alla media nazionale pari a 21,2 mila euro. La Campania è ultima anche per quanto concerne la crescita del volume di spesa, con un tasso di 0,4%, vale a dire meno della metà della media nazionale (1%). I dati sulla povertà sono dunque preoccupanti

La crescita del Pil meridionale

Il Mezzogiorno ha mostrato la crescita più rilevante del Pil sul territorio italiano (+1,5%), sostenuta dagli incrementi registrati nei settori delle costruzioni (+7,3%) e dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+2,8%). Tuttavia, nel Sud decresce il settore agricolo (-2,1%), mentre quello industriale resta quasi fermo (0,1%). Questi dati vengono spiegati dall’aumento degli investimenti pubblici, attraverso il Superbonus e altre agevolazioni che hanno guidato il mercato.

I dati in Campania sulla povertà ed il lavoro sommerso

Si amplia il divario tra Mezzogiorno e Centro Nord. Calcolando il Pil campano per abitante e confrontandolo con quello delle altre regioni italiane si evince che la Campania con 23.200 euro ha il terzo Pil procapite più basso d’Italia. La differenza del Pil per abitante nel 2023 sale a 18,3mila euro, dai 17,4mila euro del 2022. Si tratta, dunque, di una Campania povera dove, però, prospera un’economia sommersa. Secondo i dati dell’Istat, l’economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l’11,2% del valore aggiunto complessivo. Mentre al Nord resta sotto il 10%, l’economia non osservata assume un peso molto più alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto.

Aumento del tasso di occupazione nel Mezzogiorno

Nel Mezzogiorno la crescita occupazionale si osserva in tutti i settori economici, ma è legata soprattutto all’andamento nei settori dell’Industria (+3,5% rispetto al 2022) e dei Servizi (+2,8%), che hanno registrato, in quest’area, gli aumenti più consistenti. Da segnalare, inoltre, l’aumento degli occupati nelle Costruzioni (+2,0%, a fronte del +1,3% a livello nazionale).