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San Paolo Bel Sito sotto choc: il giorno dopo l’omicidio di Noemi emergono nuovi dettagli

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A San Paolo Bel Sito il giorno dopo non è mai un giorno normale. Le serrande si alzano piano, i bar parlano sottovoce, e davanti alla palazzina di via San Paolo Bel Sito 150 c’è ancora chi si ferma, chi guarda verso quel quinto piano come se potesse trovarci una spiegazione. Ma una spiegazione, per ora, non c’è. Solo dolore, incredulità, e un paese che fatica ad accettare ciò che è accaduto.

I carabinieri della compagnia di Nola sono tornati più volte sul posto. L’appartamento è sotto sequestro, transennato, con i sigilli rossi che tagliano la porta come una ferita ancora aperta. Dentro gli investigatori della Scientifica lavorano da ore per rifinire ogni dettaglio: impronte, tracce biologiche, sequenza dei colpi. L’arma utilizzata, un coltello trovato in cucina, è stata inviata ai laboratori.

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Intanto, in paese, le testimonianze iniziano a comporre un quadro familiare fragile. «Era un ragazzo complicato», sussurra chi abita nello stesso condominio. Alcuni riferiscono di litigi frequenti, altri parlano di un clima teso che andava avanti da tempo. Qualcuno, ieri, ha indicato la madre: «Ha vissuto cose che nessuno dovrebbe vivere». Lei, infatti, è arrivata davanti al palazzo in stato di choc, dopo aver visto in videochiamata l’immagine che nessuna madre dovrebbe vedere.

Le indagini puntano a ricostruire le ore e i giorni precedenti all’omicidio. È confermato che sia Noemi che il fratello Vincenzo fossero seguiti dal Centro di salute mentale di Nola. Gli accertamenti punteranno a capire se ci siano state segnalazioni disregolate, terapie interrotte, o campanelli d’allarme che non hanno fatto abbastanza rumore.

Vincenzo Riccardi, 25 anni, è ancora sotto interrogatorio. Non ha mai negato nulla: ha chiamato lui stesso il 112, ha ripetuto di aver avuto un “raptus” e non ha mai provato a fuggire. Gli investigatori stanno valutando l’ipotesi di una perizia psichiatrica.

Intanto, San Paolo Belsito continua a riempirsi di silenzi e domande. Soprattutto una: poteva essere evitato? Nessuno, per ora, ha il coraggio di rispondere. Si attende solo la verità degli inquirenti e il tempo, forse, che lenisca una ferita che resterà per molto.

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