Sfuggito al blitz, dallo scorso primo febbraio era latitante in Spagna: Gaetano Tufo, 53 anni e ritenuto vicino al clan Polverino, è finito in manette sta mattina. A condurre l’operazione, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli coordinati dalla Procura di Napoli Nord. L’uomo è ritenuto il promotore di un’associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse.
Tufo, di Marano di Napoli, tornato in Italia dopo un periodo di latitanza in Spagna, è stato incastrato dalle telecamere installate dai finanzieri. I militari hanno monitorato anche con droni di ultima generazione la zona dove è stato ammanettato. Era sfuggito a un’operazione nei confronti di undici componenti di un sodalizio criminale transnazionale, con ramificazioni in Austria, Serbia e Regno Unito, che si occupava sia della raccolta illegale delle scommesse on line, sia della collocazione, in vari esercizi commerciali della provincia di Napoli, di apparecchi da intrattenimento non conformi, manomessi o scollegati dalla rete telematica dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Durante la latitanza si era però sempre tenuto in contatto con la famiglia.
Il Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere ha confermato i gravi indizi di colpevolezza raccolti a suo carico e anche a carico dei suoi complici, così come avvenuto anche per i ricorsi presentati dagli indagati in Austria.
La circostanza ha consentito di mettere sotto sequestro tutti i beni – mobili e immobili – sequestrati dai finanzieri in Italia e all’estero, tra cui figura anche una villa di lusso con fronte lago. Nei confronti di Tufo è stato emesso anche un mandato di arresto europeo e le ricerche si sono avvalse dell’utilizzo di strumenti di cooperazione internazionale di polizia. E, così, quanto ha rimesso piede in Patria ha trovato i finanzieri ad attenderlo. Messo alle strette dalle ricerche della polizia giudiziaria e dalla mancanza di denaro, e anche dalla lontananza dagli affetti più cari, si è sistemato prima a Varcaturo, località del comune di Giugliano in Campania e poi nella sua Marano di Napoli, per stare più vicino alla famiglia, dalla quale riceveva ausilio e supporto di ogni genere.
Tufo, grazie alle sistematiche attività di perquisizione e di pattugliamento dei finanzieri del Nucleo PEF di Napoli, eseguite anche con personale e droni di ultima generazione del Centro Aviazione Pratica di Mare e di strumentazione tecnologica del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma, è stato catturato nell’abitazione della propria famiglia.
ARTICOLO DEL 6 FEBBRAIO 2024 – Scommesse illegali a Napoli e provincia, Gaetano Tufo è ancora ricercato: era a capo dell’organizzazione
E’ ancora latitante Gaetano Tufo, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle scommesse illegali on line. Mentre il figlio Alfredo ha ottenuto l’obbligo di dimora, il padre, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, si è dato alla macchia. Gaetano Tufo è un personaggio noto alle cronache. E’ finito infatti in diverse inchieste.
In quest’ultima indagine è ritenuto uno degli organizzatori in quanto “determinava le nuove strategie criminali per la raccolta clandestina di scommesse su eventi sportivi in diverse parti del territorio nazionale, tra cui la provincia napoletana e all’estero (tra cui l’Austria), avvalendosi di articolati e complessi sistemi informatici realizzati da esperti del settore e di reti illegali di scommesse attraverso canali web “.com” vietati riconducibili anche alla società Starprice Gmbh e di una pluralità di agenzie di scommesse, sale giochi, esercizi commerciali (quali bar, tabaccherie ed altro), nonché individuando le strategie criminali per il posizionamento di apparecchi e congegni da intrattenimento con vincita in denaro ex art. 110 TULPS (c.d. AWP o NEWSLOT) non conformi o manomessi e quelli conformi da scollegare successivamente”.
I magistrati parlano di Gaetano Tufo come di un soggetto “che vanta una notevole caratura criminale tenuto conto che è “gravato da numerosi precedenti penali anche per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso e vicino al clan Polverino” (anche se non ha mai avuto condanne passate in giudicato per camorra).
Tufo era attivo soprattutto nel settore dei giochi e delle scommesse clandestine: slot machine, video poker ed altro, e titolare del settore delle macchinette. Secondo quanto accertato giudiziariamente “per gli anni compresi tra il 2001 e il 2015 Tufo gestiva la cassa comune del clan Polverino conparticolare riferimento ai proventi derivanti dai videogiochi che venivano imposti ai commercianti operanti nelle zone di controllo del clan”.