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sabato, Aprile 27, 2024
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Spuntano le ultime lettere di Berlusconi pochi giorni prima di morire: “E’ il suo vero testamento”

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Una lettera di quattro pagine dedicata alla sua creatura politica: ‘Forza Italia‘, questo il testamento politico di Silvio Berlusconi scritto a pochi giorni dalla sua morte.

La lettera di Silvio Berlusconi 

Il “suo testamento politico” così Marina Berlusconi ha definito la lettera scritta dal padre. Come fosse un’autointervista Berlusconi scrive: “Forza Italia è il partito del cuore, Forza Italia è il Partito dell’amore che dà a chi non ha”. “E’ il partito della casa che dovremmo avere tutti, del mondo senza frontiere, del mondo che si ama, del mondo unito e rispettoso di tutti gli Stati”. “Della libertà della democrazia, del cristianesimo, della dignità, del rispetto di tutte le persone, è il partito del garantismo della giustizia giusta, del mondo che ama la pace, del mondo che considera la guerra la follia delle follie” scrive Berlusconi.

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Finché è vissuto ha provato fino all’ultimo a riannodare i fili di pace, far stingere mani, come riuscì portando alle stesso tavolo Bush e Putin” dice Matteo Salvini su Silvio Berlusconi. “A nome di tutto il partito per averci raccontato gli ultimi momenti insieme a suo padre. Il suo è un testamento politico, le nostre Radici del Futuro. Per l’Italia, il Paese che amiamo” il leader di FI Antonio Tajani fa così sapere di aver telefonato a Marina per ringraziarla.

In due mesi FI raccolse l’eredità della Dc, del Psi, dei moderati e degli anticomunisti. Della storica vittoria del 1994 a noi, oltre all’orgoglio di aver salvato il Paese, resta l’eredità ideale e politica di Silvio Berlusconi” spiega Martusciello. “Ero lì con lui, in quella camera del San Raffaele di Milano, nel primo pomeriggio di sabato 10 giugno, quando (mio padre, ndr) scrisse queste righe. E non potrò mai, mai dimenticare” così spiega Marina.

Le parole di Marina Berlusconi

Gli avevo fatto visita la sera precedente l’avevo visto bene. Tornai il giorno dopo, trovai purtroppo un altro uomo. Abbandonato su una poltrona, molto affaticato, cupo, sofferente. Si fece accompagnare dalla poltrona al tavolo. Chiese carta e penna, chinò il capo e cominciò a scrivere. Mi sedetti vicino a lui e lo guardai lavorare. A un certo punto si fermò, alzò lo sguardo, lo fissò nei miei occhi e disse qualcosa che mi porterò dentro fino al mio ultimo istante: “Vedi, Marina, la vita è così: vieni, fai fai fai… e poi te ne vai” spiega Marina.

Finì la prima pagina, me la passò, lessi. E mi cascò il mondo addosso. Perché mi resi conto che quello che stava scrivendo era il suo lascito ideale, il suo testamento, la sintesi delle convinzioni e dei valori che lo avevano sempre accompagnato. Lui continuò a scrivere, e quando ebbe finito chiese di essere riaccompagnato a letto. Io restai lì impietrita, facendo finta di non aver compreso quello che entrambi avevamo compreso benissimo“.

Quelle quattro pagine le ho poi lette e rilette decine di volte, me le sono rigirate tra le mani per ore, per giorni, e ogni volta mi manca il respiro. Sono un ricordo molto privato, ma io credo sia giusto non rimangano soltanto un ricordo privato. Non contengono nulla di inedito, ma mi piace condividerle con quanti a mio padre hanno voluto bene, con quanti hanno creduto in lui e continuano a credere nelle sue idee“.

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