lunedì, Agosto 11, 2025
HomeAttualità e SocietàStrage di Monreale, striscione contro Mare Fuori e Gomorra ai funerali

Strage di Monreale, striscione contro Mare Fuori e Gomorra ai funerali

Stamattina c’è stato l’ultimo saluto ad Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, vittime della strage di Monreale. Ai funerali dei giovani della follia di sabato scorso sono accorsi in migliaia, con maglie, palloncini e striscioni in ricordo dei giovani. Tra questi, uno in particolare è risaltato: “Basta con Gomorra e Mare Fuori – Qui si muore davvero“.

Ai funerali le magliette bianche per Andrea, Massimo e Salvatore, vittime della strage di Monreale

Stamattina a Monreale c’erano centinaia di amici di Andrea, Massimo e Salvatore, che non avrebbero dovuto essere lì per piangere quei ragazzi. Maxischermi in piazza per permettere alla folla che non riusciva ad entrare nel Duomo di assistere alle esequie. All’uscita delle tre bare bianche, uno scroscio di applausi.

Tutti in magliette bianche, con su stampate le foto dei tre, e palloncini di vari colori, innalzati anche dalla Confraternita del Santo Spirito di cui facevano parte i due cugini Alessandro e Andrea. Poi il corteo fino al cimitero. Nella testa dei presenti nei momenti silenzio risuoneranno i 18 colpi di pistola sparati da Salvatore Calvaruso quella notte. Per il 19enne responsabile è stato disposto il fermo: proseguono le indagini per strage, triplice omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco.

La polemica contro Gomorra e Mare Fuori, a Monreale come a Napoli

Da un balcone del Duomo era esposto uno striscione: “Basta con Gomorra e Mare Fuori – Qui si muore davvero“. È la polemica dei palermitani contro l’esposizione mediatica generale alla violenza e alla cultura delle armi, da cui risuona l’eco di quella stessa che sentiamo nel napoletano. Può anche essere lo sfogo di un popolo che vede rivolgere l’attenzione mediatica, anche commerciale, solo sulla Campania, mentre in Sicilia si continua a morire.

Davvero è il mostrare ai giovani la realtà della violenza, dei metodi mafiosi, delle armi usate per risolvere i più banali contenziosi ad alimentare questa cultura? È nostro dovere “affibbiare” queste responsabilità alla televisione alle serie tv? O si tratta di un problema più radicato nella società e nella cultura della quale siamo tutti parte?

C’é visibilmente indignazione nei confronti di un modo di rappresentare la Sicilia, come Napoli, come agglomerati di violenza e lotta alla sopravvivenza. Certo, non sono queste le domande che si pongono i familiari delle vittime, ai quali sicuramente questo tipo di mentalità ha strappato via, con la forza, delle vite giovani e preziose.