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«Tuo cugino è stato arrestato per colpa sua». Così Umberto Accurso ammazzò Riccio e divenne boss

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L’ex boss pentito della “Vinella”, Antonio Accurso
detto “’o puorco”, ha fatto luce su uno dei tanti
omicidi ancora irrisolti della faida di Scampia. E’
quello del 19 enne Marco Riccio, ucciso il 26
giugno del 2012 perché i ras della “Vinella”
sospettavano che avesse parlato troppo e
involontariamente avesse contribuito all’arresto
del latitante Fabio Magnetti, all’epoca uno dei capi
della cosca.

Ecco cosa ha raccontato Accurso: “…
Fabio Magnetti è entrato nel clan nel 2008, dopo
l’omicidio del fratello. Gli facemmo aprire una
piazza di spaccio fuori la Vinella, con soci Luca
Raiano e Gaetano Petriccione. La sua latitanza,
trascorsa da gennaio a giugno 2012, l’ha passata
da Carlo Matuozzo, a casa
della suocera dove venne arrestato. Le persone
arrestate con lui erano trafficanti di eroina di
Pianura o di Fuorigrotta presentatigli da
“Sburilino” e se non sbaglio erano presenti pure
“Johnny o’ niro” e il suocero. Dopo il mio arresto la
situazione fu divisa così: Fabio Magnetti si occupò
della cocaina mentre Guarino della piazza di
spaccio.

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I capi della Vinella erano: Salvatore
Petriccione, io, Rosario Guarino, Antonio
Mennetta, Fabio Magnetti, Luca Raiano, Gaetano
Petriccione. Divennero otto dopo l’arresto di Fabio
Magnetti perché Antonio Mennetta ordinò a mio
fratello Umberto l’omicidio di Marco Riccio,
perché si sospettava che avesse fatto la soffiata
per l’arresto di Fabio. Così mio fratello Umberto
entrò in società con noi”. Marco Riccio aspirava a
diventare un ras, ma era ancora un ragazzino,
aveva già due figli dalla sua compagna. Da
Scampia si era trasferito nella zona della “Vinella”
a Secondigliano da quando aveva lasciato il ruolo
di “sentinella” della droga alle Case dei Puffi, per
conto degli Amato-Pagano, per “lavorare” con i
Petriccione-Magnetti.

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