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giovedì, Aprile 25, 2024
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Area Asi, terra di nessuno

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Il depuratore resta chiuso, i rifiuti si sversano ovunque.
Il destino della zona industriale preoccupa non poco gli imprenditori. Dopo anni di abbandono, l’area Asi resta assediata dal degrado, nonostante le proteste di residenti, associazioni culturali e ambientaliste e dei titolari delle attività economiche che, invece, puntano alla costituzione di un consorzio di secondo livello per rilanciare la zona.
Ora, a un anno dalla chiusura, è ancora aperta la spinosa questione del depuratore. Il funzionamento dell’impianto è stato sospeso lo scorso settembre, su ordinanza dei sindaci di Qualiano e Giugliano, per eliminare i miasmi che appestavano residenti e operai. Ma il provvedimento ha dato il via a un contenzioso tra Asi e la ditta che gestiva l’impianto, la Philip Holzmann, sull’esborso di circa un miliardo e 200milioni per svuotare e coprire le vasche in cui galleggiavano i liquami maleodoranti, civili e industriali, che da allora sono dirottati su Cuma.
Per sbloccare la vertenza, poi, non è andata a buon fine la richiesta del consorzio Asi al tribunale di riattivare l’impianto, grazie a un provvedimento d’urgenza. Una volta respinta l’istanza, il consorzio Asi – lo afferma il commissario Riccardo Mea – è stato costretto a presentare un ricorso al Tar. Ora si allungano i tempi. Intanto di questi passaggi sono stati informati anche i tecnici dell’Arpa. In attesa della sentenza del Tar, sulla questione pesa anche la vicenda degli operai che lavoravano sull’impianto. Al suo posto è rimasto solo il custode che, nonostante a fine giugno abbia ricevuto la lettera di licenziamento, ha deciso di non abbandonare la casa e di affidarsi a un legale per far valere i suoi diritti. Tra contenzioni e vertenze, così, si lamentano gli imprenditori, l’Asi resta terra di nessuno. A farla da padrone sono prostituzione e sversamento illegale di immondizie lungo il perimetro degli 82 ettari di terreno, al confine tra Qualiano e Giugliano.
La prospettiva che a far compagnia all’insediamento Rom, poi, arrivi anche l’impianto di Cdr (combustibile derivato dai rifiuti) scoraggia gli operatori economici, che vedono svanire il rilancio dell’area. Da anni circa 600 Rom hanno trovato rifugio in baracche e cumuli di lamiere, mentre l’idea del comune è di spostare il campo in un’area di 8500mq, sempre a ridosso dell’Asi, e ospitarne dignitosamente solo 200.
Nel frattempo sono pochi gli imprenditori coraggiosi che si sono insediati a Giugliano, in un’area che non ha le infrastrutture primarie. Mancano ancora fogne, illuminazione, trasporti. Così la cittadella industriale resta fantasma, anche per l’assenza di controlli. Per non parlare dei grossi cumuli di rifiuti.
Il panorama è desolante. Un peccato, protestano a Giugliano, perchè la zona è ben collegata grazie a ferrovia, asse mediano e circumvallazione. Mentre si attende l’avvio del servizio comunale di navette per collegare il centro.
Intanto dal’99 gli imprenditori lavorano per costituirsi in un consorzio di secondo livello. Lo scopo del Cig (Consorzio imprese Giugliano) che mette insieme, tra gli altri, Ctp, Inchem, Puma Costruzioni e Quality Sound, è sanare, grazie agli investimenti privati, la carenza di infrastrutture. Lo statuto è già pronto, ma il percorso non è privo di ostacoli. Intanto per sostenere lo sviluppo, al comune di Giugliano hanno istituito di recente una delega ad hoc. Ma i disagi restano tanti. Ne soffrono anche i 2000 residenti dell’area, che l’anno scorso hanno dato vita a un comitato civico per far sentire la loro voce contro il degrado e i miasmi.

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