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Acerra – Alveo pieno di veleni: sequestro

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Acerra, mezzo chilometro di rifiuti tossici dove scorreva l’acqua


Dove una volta scorrevano le acque minerali adesso ci sono i rifiuti tossici. Tonnellate di rifiuti, una valanga di immondizie che hanno distrutto il Gorgone, l’antico ruscello di Acerra in cui si riversavano le acque di una sorgente millenaria. La Procura di Nola ha fatto sequestrare tutto. Il letto e gli argini del torrente, costellati di felci, pioppi e frutteti, sono stati messi sotto tutela giudiziaria in un tratto di circa mezzo chilometro, cioè dove gli ecomafiosi hanno rovesciato il loro carico di veleni. Sul letto del Gorgone l’acqua non c’è più. C’è solo un gigantesco accumulo di sostanze, una sorta di «blob» dai colori improbabili, tra il giallo e il verde. «Materiale tossico, ferroso e plastico di varia natura», scrive l’Arpac, l’agenzia regionale per l’ambiente, che sul posto ha mandato una squadra di tecnici. Quella del «Gorgone» è la tredicesima discarica abusiva individuata nel territorio di Acerra, una delle campagne più vaste e (una volta) fertili del Napoletano.
Un territorio che insieme con le aree di Giugliano e Castelvolturno figura tra mete preferite dai trafficanti di rifiuti. Fino a dieci anni fa in questo canale scorrevano le acque di una sorgente, ubicata nell’area archeologica di Suessola, l’antica città osca posta ai piedi delle colline preappenniniche. La sorgente fu prosciugata da una serie di grandi opere pubbliche realizzate nella zona. Quindi il «Gorgone», una volta privato dell’acqua di cui si servivano i contadini, è diventato uno dei raccoglitori ideali di rifiuti.
Questo ennesimo megasversatoio illegale è stato scoperto dal nucleo di polizia ecologica del Comune di Acerra, che ha gestito la fase di ispezione e di sequestro della zona inquinata. Nell’ambito dell’operazione è stato possibile rilevare che gli inquinatori, nel tentativo di non far comprendere la provenienza dei rifiuti tossici, hanno bruciato le sostanze rovesciate nel Gorgone incendiando gli aiuti umanitari dell’Unione Europea. Si tratta di vestiti usati che avrebbero dovuto approdare in Paesi del terzo mondo e che invece sono stati utilizzati dall’ ecomafia per rendere irriconoscibili i rifiuti più pericolosi.

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PINO NERI – Il Mattino del 21 agosto 2002

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